Letture al ritmo di…

Una selezione molto personale che comprende nove libri: narrativa, gialli, saggi. Opere che affrontano argomenti difficili o di svago. A mio avviso, tutte stimolano riflessioni.

 

Non c’è un luogo ideale per dedicarsi alla lettura, ognuno ha il proprio. A me piace tantissimo leggere a letto, prima di dormire. È un’abitudine antica che rinnovo ogni sera.
La mia selezione è molto personale, comprende narrativa, gialli, saggi. Opere che affrontano argomenti difficili o di svago. A mio avviso, tutte stimolano riflessioni.


Ero in attesa della seconda avventura della sostituto commissario Luce Giordano. Finalmente è arrivata: “Padiglione 8. Bambini interrotti” della coppia Flumeri&Giacometti.
Le autrici sono riuscite a far centro anche questa volta perché accanto alla trama “gialla” che si dispiega fluida e ha un buon epilogo, hanno Padiglione 8inserito ben due temi coinvolgenti. Anzi tre! In primis, c’è la vita di Luce e la non accettazione delle scelte che ha fatto; ben descritta e con l’aggiunta di diverse situazioni che restituiscono al lettore il dolore della protagonista, grazie a brevi accenni al passato. Poi, c’è la problematica relativa ai “bambini interrotti” e ai drammi che li hanno coinvolti, nei quali subivano ogni sorta di violenza e sopruso, fisico e psicologico. Terribile e toccante. E infine, un’altra tematica sotto gli occhi di tutti: il mobbing tra i ragazzetti, le difficoltà delle periferie e la crescita senza protezioni.Due parole sulla storia. Un cadavere straziato. Un cold case archiviato troppo in fretta. Uno spettacolo teatrale a Santa Maria della Pietà, ex manicomio provinciale. Un luogo apparentemente idilliaco ma che trasuda angoscia e sofferenza a cominciare dagli inquietanti murales che incombono dai padiglioni dismessi e abbandonati. I bambini di allora oggi sono adulti segnati dalla sofferenza e dalle ferite che gli sono state inflitte. Ferite che hanno lasciato un’impronta indelebile.
Toccherà a Luce Giordano intrecciare i fili di trama e ordito per ridisegnare uno scenario doloroso e lacerante, lottando ancora una volta contro pregiudizi e luoghi comuni, per ristabilire finalmente la verità.
Il romanzo è disponibile in versione digitale e cartaceo.
Se desiderate conoscere meglio Flumeri& Giacometti, vi consiglio di leggere l’intervista.

Arthur e George” di Julian Barnes con la traduzione di Susanna Basso e Daniela Fargione per Einaudi è arrivato in libreria a gennaio.
Un piccolo villaggio inglese. Oscene lettere anonime. Un misterioso assassino che minaccia di passare dagli animali agli esseri umani. Un perfetto capro espiatorio, George, il diverso del villaggio perché di origini indiane. Sembra un caso per Sherlock Holmes. Ma a occuparsene sarà Arthur Conan Doyle e non il suo personaggio: perché questa è una storia vera.
Ai cittadini di Great Wyrley iniziano ad arrivare deliranti lettere anonime in cui gli insulti si mescolano ai vaneggiamenti religiosi, un maniacoArthur e George sventra cavalli e bestiame annunciando il sacrificio di venti giovanette. Serve un colpevole, serve in fretta, e George, un giovane e riservato avvocato, ha tutte le carte in regola per fare da capro espiatorio: è timido, ha un disturbo agli occhi che rende bizzarro il suo aspetto, ma soprattutto è indiano. George viene condannato ai lavori forzati ma accetta la pena con la dignità e la modestia di chi vuole solo «diventare inglese» e confida nella legge con piú fervore di tanti altri «inglesi ufficiali». Quando la notizia del sopruso giunge alle orecchie di Arthur Conan Doyle, il celebrato creatore di Sherlock Holmes decide di impegnarsi in prima persona per restituire a George l’onore che gli è stato sottratto.
Julian Barnes è nato a Leicester nel 1946. Einaudi ha pubblicato diverse opere di questo autore. “Con Il senso di una fine” ha vinto nel 2011 il più importante premio letterario di lingua inglese, il Man Booker Prize

L’America in automobile” di Georges Simenon con la traduzione di Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio per Adelphi, arricchito da una nota di Ena Marchi, è in libreria in formato digitale e cartaceo.
Nell’ottobre del 1945 Georges Simenon sbarca a New York, ansioso di lasciarsi alle spalle le turbo­lenze degli anni di guerra, le accuse di collabora­zionismo e le minacce di epurazione. Con la mo­glie Tigy e il figlio Marc si stabilisce in Canada, nel Nouveau-­Brunswick – ma è agli Stati Uniti che guar­da. E, per conoscere meglio il paese dove comince­rà una nuova vita, parte al volante di una Chevro­let per un viaggio di L'america in automobilecinquemila chilometri, che dal Maine lo porterà sino a Sarasota, sul Golfo del Messico. Ad attirarlo, come sempre, non sono le città – anche se confesserà che a New York si sente perfettamente a suo agio –, ma la gente e «i piccoli particolari della quotidianità»: tutto ciò che può offrire ai suoi lettori «un’immagine più intima» degli Stati Uniti. Lui che aveva sempre captato, o­vunque nel mondo, un disperato e insoddisfatto bisogno di dignità, finirà per essere conquistato dalla «forte tensione verso l’allegria e la gioia di vivere» che sprigionano le semplici ed essenziali case americane, dalla cordialità (o meglio: la fa­miliarità) che regola i rapporti di lavoro, dalla fiducia in sé stessi che le scuole sanno inculcare negli studenti, dalla squisita cortesia degli abitanti del Sud – che nelle relazioni mettono «quel qual­cosa di impercettibile e affascinante» che rende tanto preziosa l’esistenza – e scoprirà che proprio qui, nella sua nuova patria, vige «un tipo di vita che . Tiene conto più di qualsiasi altro della dignità dell’uomo».
Un modo per conoscere Simenon e gli Stati Uniti.


Io sono un'esplosione Una vita di lotta e di speranza” di V (Eve Ensler) con la traduzione di Sara Reggiani per il Saggiatore è il viaggio di un’attivista attraverso le ferite del nostro tempo, con l'intento di ritrovare una connessione, come individui, a un più alto obiettivo comune. È disponibile in versione cartacea e digitale.
Nel corso della sua quarantennale esperienza di lotta, V (il nome che Eve Ensler si è attribuita dopo aver abbandonato quello del padre violento) si è occupata di temi cruciali del nostro tempo: dalle molestie e gli abusi degli uomini sulle donne, alle tragedie dell'AIDS e del Covid-Sono esplosione19, fino al cambiamento climatico e alla vittoria di Trump in America. In tutti questi casi, la sfera pubblica si intreccia indissolubilmente con quella privata, ecco perché i suoi racconti prendono spesso le mosse da storie personali: la sua di figlia abusata, quella di altre donne violentate durante i conflitti per le risorse minerarie della Repubblica democratica del Congo, quelle di chi ha perso il lavoro durante la pandemia oppure di coloro che hanno contribuito a far cadere il muro di Berlino. In questo incessante movimento dall’io al noi, Io sono un’esplosione prende la forma di una raccolta di prose, poesie, sogni, lettere e piccoli saggi: i mille modi in cui lo sguardo critico di V si è posato sul mondo, eviscerando e mettendo sotto analisi le sue storture.
In modo intimo e introspettivo, ma allo stesso tempo coraggioso e risoluto, questo libro insegna a dare una spinta irrefrenabile al cambiamento, ad amare e a sopravvivere all’amore, a fare i conti con i propri demoni e a riprendere possesso del proprio corpo. Perché se riconosciamo che il male e il dolore personale sono collegati, lottare per qualcosa diventa un modo per curare le ferite più profonde e riscoprirsi liberi.
V (Eve Ensler), nata a New York nel 1953, è scrittrice, drammaturga e attivista. I suoi libri sono tradotti in 50 paesi e le sue opere teatrali rappresentate in 140. È fondatrice e direttrice del V-Day e di One Billion Rising, movimenti globali contro la violenza sulle donne.

Marguerite è stata qui” di Eugenio Murrali per Neri Pozza, in versione digitale e cartacea, è l’omaggio appassionato di un narratore esordiente a una scrittrice vertiginosa e amatissima, alla prima donna ammessa all’Académie française, che ha fatto rivivere con parole immortali l’Imperatore Adriano e l’alchimista Zenone dell’Opera al nero.
È un’immagine che affiora con la forza misteriosa di un sogno. Un’esistenza straordinaria che prende forma in questo romanzo: l’avventura Marguerite quidella vita di Marguerite Yourcenar, raccontata dalle figure che l’hanno abitata. Le tante voci prendono la parola pagina dopo pagina, ci immergono nella storia di Marguerite: a Bruxelles la nascita segnata dalla perdita della madre, l’infanzia in un castello tra gli alberi centenari della Fiandra francese nel Mont-Noir, le cure delle bambinaie Barbe e Camille, lo sguardo di Michel René, il padre innamorato che la inizierà ai segreti della conoscenza e della bellezza. È anche un viaggio dentro le geografie dei sentimenti e degli spazi: la costa olandese affacciata sul mare del Nord, la Grecia, l’Italia, l’America come nuova casa e quell’isola nel Maine dove la scrittrice troverà un luogo di possibile abbandono e concluderà la stesura delle Memorie di Adriano. Con stile limpido e vigile fantasia, Eugenio Murrali dà corpo al significativo itinerario di una donna coraggiosa e libera che ha percorso il Novecento, attraversando due conflitti mondiali, la guerra fredda e, nella vita privata, le passioni degli anni Trenta, il lungo amore condiviso con la sua compagna Grace, l’ardore doloroso degli ultimi anni con Jerry.
Eugenio Murrali è giornalista e autore di libri, tra cui, con Dacia Maraini e prefazione di Dario Fo,” Il sogno del teatro. Cronaca di una passione” (BUR, 2013). Per Feltrinelli, con Pascale Chapaux-Morelli, ha pubblicato “Vincere le delusioni. Contromosse per superarle e non farsi avvelenare la vita”.

Una storia delle donne in 100 oggetti” di Annabelle Hirsch con la traduzione di Maria Alessandra Petrelli e Mara Ronchetti per Corbaccio crea un universo fatto di donne e delle loro cose. Attraverso oggetti quotidiani, dettagli, aneddoti conduce a una narrazione diversa. Tra i cento, non ci sono (solo) le scoperte più innovative ma soprattutto l'intenzione di scoprire strumenti, abiti, opere d'arte e letteratura. Oggetti che rappresentino momenti non eclatanti ma intimi, una raccolta di curiosità che tocchi le sfere della sessualità, del genere e del corpo, dell'amore, della politica, del lavoro e, naturalmente, della moda e della bellezza. Un viaggio in ordine cronologico lungo i millenni, attraversodonne 110 oggetti l'Occidente.
Incontreremo un papiro di Saffo, un corsetto in metallo, un bidet, una macchina per cucire, una medaglia al valore per lo sciopero della fame, la borsa di cotone di una schiava americana, una spilla di Hannah Arendt, una confezione di pillole anticoncezionali, un Tupperware e molto, molto altro ancora, e in ogni oggetto, in ogni dettaglio, in ogni aneddoto, in tutte quelle cose apparentemente secondarie ritroveremo «le connessioni sensoriali con il mondo delle donne
"Le pentole sono il contrario dei monumenti". Una frase che suona alquanto bizzarra, ma non dopo essere entrati nell'universo tratteggiato dall’autrice.
Disponibile in versione digitale e cartacea.
Annabelle Hirsch è nata nel 1986. Ha origini tedesche e francesi e ha studiato Storia dell’arte, Teatro e Filosofia a Parigi e a Monaco. Lavora come giornalista per Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitug, ZeitOnline e diverse riviste, ha pubblicato racconti e traduzioni letterarie dal francese e vive fra Roma e Berlino.

L’estate verticale” di Chiara Sfregola per Fandango Libri è un viaggio nel Sud degli anni Novanta con Livia e Veronica.
Amiche da sempre, la differenza di classe non è mai stata un problema fra loro: entrambe provengono da famiglie benestanti, ma Livia è figlia di un muratore che ha fatto fortuna all’estero, Veronica è la figlia del primario, lodata dai professori e corteggiata dai ragazzi.
Mentre il corpo di Livia sembra non sbocciare mai, condannato per sempre alla solitudine e alle forme abbozzate di una bambina. O di un maschio.
Estate verticaleL’estate verticale è quella del 2001, quella degli scontri di Genova, dell’attacco alle Torri Gemelle. Ma per Livia e Veronica è soprattutto l’estate dopo la terza media, in cui Livia inizia a prendere coscienza di sé e del mondo. E la differenza di classe fra lei e Veronica si rivela l’innesco di un cambio di pelle, per entrambe.
È lo spartiacque della loro amicizia, che tra alterne riprese si scioglie definitivamente quando Livia, ormai diciottenne, proprio grazie a quel suo corpo né di uomo né di donna, viene scelta da un regista di culto come protagonista di un film. Inizia così una carriera da attrice che la porta sempre più lontano da quell’amicizia, da quel mondo, da se stessa.
Sette monologhi, sette voci femminili che, passandosi il testimone, raccontano se stesse e le proprie vite, intrecciate in un’unica grande storia lunga vent’anni, fino a restituirci il ritratto vivido e appassionato di un gruppo di donne che si amano, si detestano, si tradiscono, si perdonano, si ribellano.
Il romanzo è disponibile in versione digitale e cartacea.
Chiara Sfregola è nata a Terlizzi nel 1987 ed è cresciuta a Barletta. Ha perso il suo accento pugliese perché da anni vive e lavora a Roma, ma basta un weekend “giù” per far tornare prepotenti le radici levantine e le “o” chiuse. Per Fandango ha già pubblicato “Signorina – memorie di una ragazza sposata” (2020) che ha vinto il premio Afrodite come libro dell’anno.

C'era una volta in Italia. Gli anni sessanta”di Enrico Deaglio per Feltrinelli, purtroppo è disponibile solo in cartaceo e l’editore non ha indicato quando e se ci sarà la versione digitale.
Tutti sono concordi: non c’era mai stato niente come quel decennio, e quelli successivi non avrebbero potuto essere senza di loro. Gli anni sessanta, primo volume di una storia italiana che arriverà fino ai giorni nostri, vivono ancora adesso nella nostalgia e nel mito: nelle canzoni trasmesse alla radio, negli armadi o nelle cantine dove non ci si riesce a liberare di un eskimo o di una vecchia minigonna di pelle scamosciata, o nei cassetti dove ricompaiono gettoni del telefono, monete da dieci lire, biglietti di concerti, il congedo illimitato provvisorio, copertine di 45 e di 78 giri.
La stragrande maggioranza degli italiani di oggi è nata dopo la guerra, tutti dunque, direttamente o dai racconti di chi c’era, sappiamo qualcosaAnni Sessanta di quel “decennio favoloso” che ci ha visto camminare insieme a Fellini, Visconti, Togliatti e Moro, Mina, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Rita Pavone, Catherine Spaak; correre insieme ad Abebe Bikila e Gigi Riva, leggere insieme a Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg e Gabriel García Márquez. Mentre crescevamo, sono morti il campionissimo Fausto Coppi, il papa buono Roncalli, il presidente americano John Kennedy e suo fratello Bob; persone che avrebbero cambiato l’Italia come l’utopista Adriano Olivetti e l’industriale visionario Enrico Mattei. Sono morti anche il comandante Guevara, monaci buddhisti in Vietnam, il pastore Martin Luther King e Jan Palach, il prete con gli scarponi don Milani; altri crescevano senza essere visti, i Buscetta, i Sindona, “la linea della palma”. Ci facevano paura con la bomba e le guerre, ma ragazzi e ragazze incominciarono a dire “basta”, il cinema e la musica erano avanti (e di molto) sul mondo antico che ci governava, fatto di vecchi generali, vecchi politici, vecchi magistrati, vecchi professori, vecchi fascisti che trovarono, alla fine di quella favola, il modo di vendicarsi. E fecero scoppiare la bomba di Milano, con cui gli anni sessanta finirono. E non ci fu più l’innocenza. E dire che, prima, almeno per un attimo, tutto il futuro era sembrato possibile.
Enrico Deaglio è nato a Torino nel 1947. Dal 2012 risiede a San Francisco. Ha lavorato nella carta stampata e in televisione. Si occupa di mafia da quarant’anni; nel 2021 è stato consulente della Commissione Antimafia della Regione Sicilia sul depistaggio del delitto Borsellino, diretta da Claudio Fava. Tra i suoi libri d’inchiesta sulla nostra storia recente, il più longevo è “La banalità del bene – Storia di Giorgio Perlasca” (Feltrinelli, 1991). Con “La bomba. Cinquant’anni di Piazza Fontana” (Feltrinelli) nel 2020 ha vinto il premio Bagutta.

E per finire….

Sacco e Vanzetti la salvezza è altrove” di Paolo Pasi per elèuthera ripercorre l’epopea dei due anarchici italiani uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l'uno dall'altro, il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze.
All'inizio del Novecento una marea umana lascia l'Italia per emigrare negli Stati Uniti, la terra delle opportunità. Di questa marea fanno parte due uomini qualunque, due proletari tra i tanti. Uno parte dalla provincia di Cuneo, l'altro parte dalla provincia di Foggia. Non si conoscono. Entrambi hanno già una coscienza sociale, ma è l'America che li radicalizza, che li fa diventare anarchici, proprio come accade ad altre migliaia di migranti delusi dal sogno americano. Il paese è infatti attraversato da un durissimo conflitto sociale, alimentato da un capitalismo rampante e senza scrupoli che assolda milizie private per sparare sugli scioperanti. È in questo scenario che inizia la vicenda umana e politica di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Nonostante un'imponente campagna internazionale che cercherà invano di fermare la mano al boia, la vendetta di Stato si compirà. Ma al contempo consegnerà alla storia i nomi, ormai inseparabili, di questi due uomini qualunque divenuti simbolo di una lotta per la giustizia e la libertà che a distanza di un secolo risuona ancora potente. E ci invita a riflettere sulle ingiustizie che tuttoraSacco e Vanzetti attraversano la nostra società.
Il 18 agosto 1927, pochi giorni prima di morire, Bartolomeo Vanzetti ha scritto questa lettera al figlio di Nicola Sacco.
Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perché essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamato felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili”.
Paolo Pasi è nato a Milano nel 1963. Giornalista e scrittore, nel 1995 vince la prima edizione del premio giornalistico Ilaria Alpi e dal 1996 lavora in RAI. Ha inoltre scritto numerosi romanzi, tra cui “La canzone dell’immortale” (2017), “Il nuovo mondo” (2021) e “L’estate di Bob Marley. 1980” (2021). Pasi è anche chitarrista e compositore, e fa parte della giuria del premio musicale Piero Ciampi. Con elèuthera ha pubblicato “Ho ucciso un principio” (2017), “Antifascisti senza patria” (2018) e “Pinelli, una storia” (2019).
MZ