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il deserto e la neve


ebookStandoli



Il romanzo di un autore self-publishing sul ring di Amazon

Flavio Standoli è un giovane romano (classe 1973) che mi ha regalato il piacere di leggere un suo romanzo, sto parlando de Il deserto e la neve, ma andiamo con ordine.


Io non conosco Flavio, altro che per averlo incontrato virtualmente su Facebook.Flavio Standoli

Inoltre, se il suo libro non fosse stato offerto gratuitamente da lui sulla piattaforma di vendita online di Amazon, forse non lo avrei mai né comprato né letto.
… E avrei perso il piacere di leggere una fiction di tutto rispetto.
Il romanzo di Flavio è pubblicato in formato e-book, ma non sarebbe stato questo a frenarmi (io adoro gli e-book) e neppure il prezzo (difatti costa solo €5,03!). Qualche problema di approccio il libro lo ha per la copertina scelta: anonima, più grafica che descrittiva. Ma forse questa è una scelta tattica, come il titolo del resto, Il deserto e la neve, nulla a che vedere con i titoli autoreferenziali e marchettari che si usano oggi…
Ma forse, ad un altro lettore, copertina e titolo faranno un effetto diverso… è il bello della differenza umana! Io parlo per me.


Andiamo avanti…
Due precisazioni su di me, nella veste di lettrice, ve le devo, affinché sappiate regolarvi…
Se sono dotata di un forte senso autocritico quando scrivo (posso rileggere e riscrivere un paragrafo decine di volte, e poi magari insoddisfatta cassarlo!), quando leggo… adotto un metodo molto duro: io non leggo per piacere, quando leggo o studio. Forse è così che dovrebbe leggere uno scrittore, d’accordo, ma per l’autore che mi capita tra le mani è sempre un bel match!

Flavio Standoli non sa di questa mia recensione, è a conoscenza del fatto che avevo scaricato il suo libro e lo stavo leggendo. Su Facebook gli avevo messaggiato che poi gli avrei mandato il mio parere. Eccolo…

 


Sanctus
Ho iniziato la lettura de Il deserto e la neve dopo aver concluso la lettura di un romanzo edito dalla Sperling & Kupfer, Sanctus di Simon Toyne. Ero delusa e incavolata per l’ennesimo esempio dell’immeritato potere delle case editrici, che pubblicano e sponsorizzano produzioni veramente di infimo valore, magari dopo averle anche sottoposte a un editing estremo
Com’è ormai abitudine, in fondo al romanzo, Simon Toyne oltre a ringraziare amici e parenti, cita personalità dell’ambiente editoriale che lo hanno aiutato a completare e perfezionare la sua opera. C’è da domandarsi come sarebbe stata senza tutti quegli aiuti…
Era un libro che avevo preso in prestito dalla biblioteca del mio paese e per leggerlo e restituirlo avevo interrotto la lettura di un romanzo di Fred Vargas, una delle mie autrici preferite, una scrittrice che sa davvero tenere la penna in mano, per 1001 motivi.
L’ho accantonata perché lei è una certezza, quando inizia a descrivermi una nuova avventura del suo protagonista, il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, può crollarmi la casa addosso che io continuo a leggere… Quindi mi sono lanciata nella lettura di Sanctus, aspettandomi una fiction decente, e concludendolo amareggiata. La storia di questo romanzo, poi, ce la racconta lo stesso autore, precisandoci di aver ricevuto decine di rifiuti da parte degli editori, prima dell’intervento (che ha del miracoloso!) di un agente letterario inglese. In mano a questo agente, che nevvero dev’essere davvero bravo (anzi brava” trattandosi di una donna), il manoscritto di Sanctus è andato a ruba alle principali fiere editoriali, e poi è stato venduto, venduto, venduto…
Non sappiamo quanto letto, però! E neppure siamo a conoscenza delle impressioni di tutti quelli che lo hanno acquistato.


Mi sono dilungata nel racconto delle vicende relative alla fiction di Simon Toyne perché, avendolo appena finito, il confronto con il romanzo di Flavio Standoli è stato immediato.
Per esprimere subito qualcosa dichiaro, direi: Standoli batte Toyne 6 a 3.
Allora, penserete voi, perché la Sperling & Kupfer ha stampato Toyne e non Standoli?
Vi lascio a meditare su questa domanda e proseguo…

 

Citavo gli aiuti professionali (che immagino come un editing estremo e, magari, come infinite riscritture, tagli, ecc…) ricevuti da Toyne e mi domando: se il nostro Flavio avesse potuto usufruire di simili contributi… cosa avremmo in mano adesso? Con assoluta certezza un piccolo ma attivo Best seller che con ogni probabilità avrebbe potuto scalare le classifiche anche extra-italiane.
Invece Flavio Standoli non ha né santi in Paradiso né conoscenze eccellenti, e in tutta onestà –terminata la sua fatica- si è arrangiato con il self-publishing e ha messo in vendita il suo libro su Amazon.
E queste sono alcune delle cose che più mi fanno incazzare… scusate il francesismo, ovvero la diseguaglianza di fortuna (vogliamo chiamarla così?!) nel destino delle persone.

 

E veniamo al dunque.
Il deserto e la neve è un romanzo che necessita di un buon lavoro di editing, ma niente di più di ciò che viene fatto a molti romanzi patinatiil-deserto-e-la-neve che poi fanno bella mostra di sé nelle vetrine delle librerie. E’ una questione di metodo: alcuni curano la forma, altri il contenuto; in pochi consumano la loro vita su entrambi.
Flavio Standoli è uno scrittore che vuole soprattutto raccontare la sua storia, la storia che gli è scaturita come un fiume in piena e che non ha potuto trattenere in nessun modo. L’autore de Il deserto e la neve è proprio questo: un grande affabulatore. Lui vede, sente una storia e non può trattenersi dallo svilupparne l’intreccio, e scrive, scrive, scrive.
E il lettore che incappa nella sua narrazione –aldilà del bene e del male, aldilà delle Letterature Alte o di intrattenimento-, il lettore non può più staccarsene.
I capitoli della vicenda finiscono per essere divorati, uno dopo l’altro, e quando si arriva a quello conclusivo, resta il rimpianto: già finito?
Eppure l’edizione cartacea de Il deserto e la neve conta quasi 400 pagine!

 


Il racconto si ambienta in diverse location –dal Marocco a Roma, passando per l’Unione Sovietica- e con diversi personaggi. Ci sono i buoni e un infinito numero di cattivi, ma soprattutto c’è suspense e azione. Il lettore, sulla fantasia di Flavio, viaggia tra tempeste di neve e intrighi internazionali, e tutto il meccanismo funziona, non ci sono né intoppi né situazioni inverosimili.
Forse gli sceneggiatori dell’ultimo Mission: Impossible – Protocollo fantasma (che ho visto giusto lunedì sera…) avrebbero fatto meglio a fare un trattamento del libro di Flavio, invece di rifilarci la loro storia davvero impossibile…
Belli i personaggi, suscitano reazioni nel lettore: i cattivi li odiate e i buoni li amate, e parteggiate per loro. 
Si percepisce, inoltre, un buon lavoro di studio da parte di Flavio Standoli che ha approfondito storia e abitudini dei luoghi di cui parla, e si è documentato su diverse materie tecniche. La sua scrittura può essere definita visiva, e questo 
significa che le pagine del suo libro vi portano Mission Impossible Protocolesattamente là, dove lui ha ambientato una scena, un inseguimento, un colpo di scena.
Insomma, per concludere, consiglio il libro di Flavio Standoli a tutti coloro che amano leggere, che in un romanzo cercano un’avventura senza un attimo di respiro, ambientata in luoghi suggestivi e reali (bellissime le descrizioni delle montagne dell’Atlante marocchino!). Mi ringrazieranno.

 


Non so invece se Flavio sarà d’accordo con quanto ho scritto del suo libro, ma era quanto sentivo.
Amici di Facebook come prima? Lo spero.


A proposito, vi siete dati una risposta alla domanda di cui sopra? Quella che recitava: perché la Sperling & Kupfer ha stampato Toyne e non Standioli?
Caso? Praticità?
E’ senz’altro più semplice e veloce tradurre un libro che non fargli editing e promozione ex-novo. Pigrizia mentale? Paura del rischio?
Io aggiungo: perché i veri editori, quelli che aiutano l’autore a crescere e a esternare le sue capacità, oggi non esistono più.
Flaminia P. Mancinelli

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