Novità Marsilio e Sonzogno

 

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Thriller, narrativa, saggi: ce n’è veramente per tutti i gusti. Vi proponiamo in anteprima la nostra selezione tra i nuovi arrivi di ottobre.

 

A ottobre Marilio e Sonzogno propongono molte novità, ecco in anteprima la nostra selezione.

L’assemblea dei morti” di Tomás Bárbulo, ha colpito Alicia Gimenez-Bartlett: «Bárbulo tesseassemblea un racconto incalzante, divertente, magnificamente ambientato e, allo stesso tempo, molto duro.
I personaggi sono potenti, il linguaggio è azzeccato e i dialoghi credibili».

Un thriller che, come un vorticoso road movie, trascina il lettore lungo strade polverose, da Madrid a Marrakech. Con grande ritmo, dialoghi taglienti e irresistibile umorismo, l’autore mette in scena uno strampalato gruppo di malfattori alle prese con una rapina in banca. La posta in gioco è di due milioni di euro. E averli sembra molto facile… Presto però cominciano i guai: una serie di imprevisti mette a rischio quello che doveva essere un lavoro rapido e pulito, e che in realtà sembra nascondere ben altri scopi.

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La conta” è il romanzo d’esordio della georgiana Tamta Melašvili, narra del sul conflitto tra Georgia e Russia per il controllo dell’Ossezia del Sud, ed è stato premiato con il Deutscher Jugendliteraturpreis, prestigioso premio tedesco per la letteratura per ragazzi,e il Saba, il più importante riconoscimento letterario georgiano.

Mercoledì, giovedì, venerdì: tutto accade in tre giorni. Un tempo breve e intenso, per Ninco e Cknapi. Tre giorni in cui le due amiche del cuore, tredici anni, con gli entusiasmi e le delusioni di tutte le ragazzine della loro età, imparano cosa significa vivere in una zona di guerra dimenticata da tutti, dove sono rimasti solo bambini, le donne e i vecchi.

La domenica vestivi di rosso” di Silvana Grasso mette in scena, pirandellianamente, la sua Uno nessuno e centomila, in stivali di camoscio e minigonna, e racconta che cosa è stata e dovevestivi-rosso ha fallito l’emancipazione.
La protagonista, registrata all’anagrafe come Vera – da Venera – si chiama in realtà Nera, perché l’impiegato dell’anagrafe era duro d’orecchie. E questo non è l’unico “errore” sotto il quale Nera viene al mondo in una famiglia di madre suicida e padre emigrante; infatti, a entrambi i piedi Nera ha sei dita. A parte questi due dettagli – uno che può essere sopportato e l’altro che può essere nascosto – Nera, in una famiglia di grassi e analfabeti, è intelligente e sinuosa come un gatto, e soprattutto è interessata a sedurre gli uomini: non per farci l’amore, ma per raccontarli. Così, in un crescendo di uomini sedotti e abbandonati, di corredi e lenzuola di lino e pizzi, Nera percorre la parabola ambiziosa e seduttrice di una ragazza di provincia nel 1968, e tanto insegue la scrittura, fino a raggiungere i caratteri cubitali della cronaca nera.

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Ivano Porpora
torna in libreria con “L’argentino”, un romanzo sull’eterna lotta tra il bene e il male, tra santità e tentazione. Nel 1958, in un paesino della Spagna franchista popolato da contadini, artigiani e piccoli commercianti, l’arrivo di uno straniero male in arnese – l’Argentino – desta curiosità. Nessuno sa di preciso chi sia, ma il capo di una banda di ragazzini, Rosario, lo riconosce subito: l’Argentino altri non è che Gesù, tornato in terra per attraversare il male e farsi, di nuovo, carico del peccato del mondo. Rosario può riconoscerlo perché lui è, appunto, il male, il diavolo. E anche l’Argentino lo riconosce a sua volta, trasformando così il paesino in un campo di lotta.

La rete ombra” di Giovanni Ziccardi, uno dei massimi esperti italiani di cybercrimine, è un techno-thriller che a tratti può sembrare fantascientifico ma che non fa che raccontare larete-ombra realtà delle nuove tecnologie. In un’aula del Tribunale di Milano, Alessandro Correnti è pronto per discutere il processo più importante della sua carriera. Ha abbandonato i panni di Deus, uno degli hacker più famosi al mondo, e ha indossato di nuovo la toga per difendere una sua cliente da un’incredibile accusa di omicidio. Al momento della sentenza, però, irrompe in aula Nemesys, il più noto ladro d’identità cinese, che gli consegna un plico e poi scompare nel nulla. Mentre Deus cerca di comprendere un enigma che lo porterà nella parte più buia della rete, uno stalker vendicativo prende di mira lui e i suoi cari. Tra droni che volano sui tetti di Milano e hacker cinesi in fuga, spie straniere e criminali senza scrupoli, poliziotti dal cuore buono e affascinanti criminologhe, Correnti deve sfuggire a minacce mortali e proteggere a ogni costo informazioni che potrebbero cambiare il destino del mondo.

La donna che morì due volte” di Leif GW Persson, i cui libri hanno ricevuto tutti i premi più donna-due-volteimportanti dedicati al giallo, dal Glass Key Award al Premio dell’Accademia svedese del poliziesco, è il quarto episodio della serie di Evert Bäckström, il commissario dell’anticrimine di Stoccolma affascinante e di successo, ma allo stesso tempo maschilista, cinico e disonesto a dispetto dell’uniforme. Un pomeriggio di luglio, il piccolo Edvin, undici anni, suona alla porta del commissario Bäckström, suo vicino di casa. Durante un’escursione con il gruppo scout, invece dei funghi che stava cercando, ha trovato un teschio con un foro di pallottola ben visibile sulla tempia. Bäckström mette immediatamente in moto la sua squadra di indagine, ma i primi riscontri riservano una sorpresa: la loro vittima risulta morta in Thailandia nello tsunami del dicembre 2004. A questo punto, la domanda diventa di ordine quasi filosofico: si può morire due volte?


In un lucido pamphlet “Uno non vale uno” di Massimiliano Panarari ricostruisce la storia dei miti dietro questa ideologia attraverso un’efficace galleria di esempi e casi concreti.
Sappiamo davvero di cosa parliamo quando parliamo di democrazia diretta? O la popolarità di cui
gode il termine nasconde forse uno dei più grandi abbagli degli ultimi anni? Da dove ha origineuno-non-vale l’opinione diffusa secondo la quale se la gente comune potesse esercitare pienamente il potere, tutto andrebbe meglio? Su quali fantasmi ideologici si basa la pretesa di stilare un programma di governo «votato dalla Rete» e poi continuamente riscritto in base alle esigenze manifestate a colpi di click dai «cittadini costituenti»?

Attraverso l’analisi di 5 espressioni chiave che richiamano altrettanti «miti» – popolo, disintermediazione, tecnopolitica, fine degli specialisti, democrazia diretta – Massimiliano Panarari chiarisce le radici del presunto «primato della gente» che sta scuotendo le fondamenta della democrazia. E le collega alla nostra storia recente: gli esordi con la Lega, l’exploit con il berlusconismo e le recenti evoluzioni del “turbo-renzismo”.
Mescolando efficacemente categorie pop e analisi sociologica, Panarari fornisce spunti e sollecitazioni per affrontare in modo non scontato i grandi temi della crisi della rappresentanza, del dissolvimento dei partiti di massa, dell’astensionismo galoppante e la paura dei ceti medi di perdere il proprio status e la riconoscibilità sociale.
M.Z.

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