Annalisa Strada

Leggere,
secondo Annalisa Strada
 

a cura di Marinella Zetti

D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. Leggere un libro è in testa alla mia classifica. Lo so, sono prevedibile. Però, quando leggo un libro mi faccio il film in testa; a volte riesco anche se è un saggio – che diventa un documentario; o se è un reference book – e allora diventa uno spot della Pubblicità Progresso (...)

 

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. Leggo ovunque capiti. Se potessi scegliere, la poltrona sarebbe il mio luogo ideale per l’inverno e le stagioni intermedie. D’estate un prato sarebbe un perfetto sostituto della poltrona.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro” : tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. Non ne ho finiti una quantità enorme. A volte togliendomi anche il pregustato piacere della lettura di un bel libro. Mi capita di interrompere per ragioni diverse: spesso perché comincio più libri alla volta e uno vince la competizione sugli altri; qualcuno finisce in fondo al gruppo e non è sempre il meno appetibile a subire questa sorte. A volte perché inizio un libro solo per assaggiare il sapore di un genere o per sentire lo stile di un autore di cui mi hanno parlato: saziata la curiosità chiudo; in altre occasioni non finisco il libro perché mi piace tanto che lo regalo a qualcuno, ripromettendomi poi di riprenderlo in un altro momento, quando avrò tempo di respirarlo fino in fondo.

D. Qual è il libro che più hai amato?
R. Ne ho amati visceralmente tanti, per motivi diversi. Citerò qui solo il libro che mi ha folgorato quando ero molto piccola. A 11 anni ho letto Gordon Pym di Edgar Allan. Poe e quando sono arrivata a girare l’ultima pagina mi sono sentita come chi saluta un innamorato e rimpiange la possibilità di rivivere la magia del primo incontro, che rimpiangerà per sempre.

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
La bandella con la storia è la prima cosa che leggo (poi, a lettura finita, vorrei fare quattro chiacchiere con alcuni redattori, ma questo è un altro discorso). La storia è esattamente quel che mi interessa di più, tanto che posso dimenticare autore ed editore, ma della storia mi resta sempre qualcosa.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
Gli editori italiani sono fortunatamente tanti e io amo cercare anche tra i titoli dei più piccoli e dei meno noti. Non saprei indicare argomenti specifici, ma in generale mi dispiace che non ci sia molto coraggio nelle scelte di contenuti e di linguaggio. Sebbene il mio rapporto con le lingue straniere non sia idilliaco, a volte trovo libri inglesi o spagnoli che mi fanno sospirare: eh, se gli editori italiani fossero altrettanto vari! Magari lo stesso argomento è anche in titoli italiani, ma il linguaggio, l’impostazione, il punto di vista in quelli stranieri sono molto più frizzanti, critici, insoliti. Sono stata generica, me ne rendo conto, ma una risposta più dettagliata diventerebbe prolissa e finirei per rileggerla solo io, senza nemmeno riuscire a sentirmi soddisfatta!

Chi è Annalisa Strada:
è nata il 13 maggio 1969 nello stesso comune in cui, dopo alcune giravolte, è tornata ad abitare, in provincia di Brescia. Da qualche anno a questa parte si è dedicata a scrivere libri per bambini e ragazzi, ma continua anche con le sue vecchie vite facendo servizi editoriali e insegnando. Dedica buona parte degli sforzi quotidiani all’esercizio del dovere di trovare sempre qualcosa per cui dichiararsi grata e felice.

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