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Una ferita aperta

 

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È il primo di una trilogia. A pochi giorni dall’arrivo in libreria è già in ristampa. E il regista Dario Piana potrebbe… Ve lo racconta l’autore Salvo Fuggiano nell’intervista.

 A questo romanzo sono veramente molto affezionata. Salvo Fuggiano me l’ha inviato nel 2017, l’ho letto e sono rimasta molto colpita dalla storia. Ovviamente ho accettato di fare l’editing. Così è iniziata l’avventura che mi ha coinvolta e che non si è ancora conclusa.

Quindi se vi dico che è un bel giallo che vi terrà incollati fino all’ultima pagina, comprendo il vostro scetticismo. Però io ne sono realmente convinta e quindi vi sprono a leggere “Una ferita aperta” edito da Les Flâneurs.

La vicenda prende spunto da un fatto accaduto che ovviamente l’autore ha modificato per renderlo ancora più avvincente. Il protagonista è indubbiamente un personaggio molto particolare, in grado di suscitare molti interrogativi nel lettore. Un filo sottile separa la realtà dalla fantasia e in più situazioni sarete colti da dubbi e vi domanderete se si tratta solo di un brutto sogno.


“C’era una volta un bimbo felice…”
Ma quando un bambino incontra un orco smette di essere felice e viene trascinato in un mondo di paure ed ombre che lo accompagneranno per tutta la vita.
“Una ferita aperta” narra una storia di pedofilia che evolve sfuggendo di mano a tutti e sfociando in una serie di omicidi. Ma non vi dirò nulla di più, preferisco che lo scopriate pagina dopo pagina.
Però devo accennare a Cosima e Flavia due donne molto diverse che daranno del filo da torcere sia a Salvatore che al commissario Monti, incaricato delle indagini.
E poi ci sono gli abitanti del piccolo paese dove si svolge l’intricata vicenda: i segreti, le maldicenze, le gelosie e tutto ciò contribuisce a ingarbugliare una matassa già molto complessa.
Indubbiamente la trama è congeniata molto bene, i dialoghi sono ben scritti e molto realistici, però sono convinta che anche l’ambientazione abbia contribuito a stuzzicare l’interesse del regista Dario Piana. Probabilmente il romanzo si trasformerà in un film o in una serie televisiva, ma lascio che sia Salvo a dare le informazioni nel corso della breve intervista che vi propongo.
Il romanzo è disponibile in versione cartacea nelle librerie e nei siti di vendita online si trova anche la versione digitale. 

Quattro chiacchiere con l’autore

 

D. Come è nata l’idea di “Una ferita aperta”, l’argomento trattato non è tra i più semplici?
R. L'idea di scrivere questo romanzo è nata da una vicenda realmente accaduta in Puglia. È il Giugno del 2006 quando due ragazzini di Gravina di Puglia scompaiono. Ciccio e Tore sembrano svaniti nel nulla come risucchiati in un buco nero. Tutte le piste seguite dagli inquirenti non portano a nulla fino alla macabra scoperta avvenuta nel Febbraio 2008 quando vengono ritrovati i corpi mummificati dei due fratellini. È un libro complesso sul male, la follia, i rapporti malati dove le vittime non sono solo i bambini, ma anche gli adulti. Il messaggio che vogliosalvo-fuggiano-con-il-libro trasmettere è che il male non si presenta mai sotto la stessa forma. Ci inganna, ci gira intorno, ci seduce… La storia che racconto è una di quelle che facilmente potrebbero trarre in inganno il lettore. Si parte con le tradizionali tonalità di un romanzo tranquillo, che conduce chi lo legge pagina dopo pagina in un mondo che poco si discosta da quello che conosciamo, per poi attrarlo in un baratro di “silenzio” dal quale difficilmente si riesce ad uscire. E proprio a partire dal ritorno a Massafra la narrazione diventa più serrata, i personaggi infittiscono la loro psicologia e da apparenti comparse si trasformano in attori principali di azioni colpevoli ed omicide. Persino l’innocenza dei bambini viene corrotta all’interno della narrazione.
Si tratta di un romanzo capace di metterci di fronte il male che quotidianamente si nasconde negli anfratti della nostra vita e che, sempre più spesso, emerge grazie a tristi colonne di giornale. Fatti di cronaca nera che si trasformano in narrazione e che romanzano ciò che, in realtà, così romanzato non è.

D. Qual è il personaggio che ti costato più fatica nella stesura e per contro quello che è uscito naturalmente?
R. I personaggi dei miei romanzi nascono nella mia testa più o meno allo stesso modo, a meno che io non abbia in mente una persona particolare a cui attingere, cambiandogli il nome come faceva Hemingway. Mi è capitato di farlo, ma solo con personaggi secondari, mai con i protagonisti. Ho attinto da quello che mi circonda, perché per essere buoni scrittori occorre essere buoni osservatori e ascoltatori: se non ti guardi intorno, non noti le cose e non provi a capire le persone, finisci per scrivere solo di te stesso. Agostino, Vincenzo, Monti per citarne alcuni, sono nati così come appaiono e hanno preso forma man mano che li conoscevo. Tornando alla tua domanda il personaggio che mi costato più fatica è stato Cosima... Inizialmente nella prima stesura non c'era, non avevo nemmeno pensato a lei. Un giorno ha cominciato a prendere forma nella mia mente... ma non è stato facile plasmarla perché' non volevo essere banale con lei ma darle tutti i connotati della vittima. Il personaggio, invece, che è uscito in modo spontaneo è stato Salvatore, il mio doppio di carta. Un personaggio complesso, a volte scontato ma tanto fedele all'originale.

D. Il romanzo è il primo di una trilogia, saranno sempre ambientati in Puglia?
R. I due prossimi romanzi non saranno più ambientati in Puglia, ma a Pescara. Città che amo come la mia Massafra. Il protagonista sarà sempre il Salvatore di carta che continuerà a scrivere i suoi romanzi ma con una nuova protagonista. Proprio come il Salvatore di carta, il Salvo reale scrive per liberarsi dai suoi mostri interiori. La scrittura è stata, in questo senso liberatoria, catartica. L'atto di trasferire su carta eventi, emozioni e determinati stati emotivi che possono essere causa o effetto di sofferenze interiori è stato un modo per non accumulare difficoltà e angosce e allentare la tensione. 

D. E infine, si parla di una trasposizione cinematografica, sei curioso, spaventato o…?
R. Sì, vero si parla di una trasposizione cinematografica perché il libro prima ancora della sua uscita in libreria è stato letto da Dario Piana che ha gradito l'idea innamorandosene.
Come mi sento all'idea? Felice, naturalmente ma questo non serve a sconfiggere le mie paure... Vivo costantemente in ansia... la mia compagna ormai di vita.

Chi è Salvo Fuggiano
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È nato a Massafra, in provincia di Taranto, nel 1971 dove vive e lavora da 14 anni come libraio indipendente e come docente di lingua Inglese e Spagnola. Laureto in lingue e letterature straniere all’università D’Annunzio di Pescara coltiva da sempre l’amore per la lettura. I libri sono la sua passione e scrivere è diventato il suo hobby preferito. Ama mettersi in gioco, sperimentando nuove strade. Ha pubblicato nel 2014 il romanzo “La favola del silenzio” (Lupo Ed.) vendendo 3000 copie. “Una ferita aperta” (Les Flaneurs Ed.) è il primo romanzo di una trilogia e si è candidato a diventare una serie Tv ancor prima della sua pubblicazione.

(a cura di Marinella Zetti)

E infine, per stuzzicarvi, vi propongo un assaggio del romanzo.

 

Prologo

Il bimbo si sveglia e ha paura. Sente il cuore rimbombargli nelle orecchie. Non vede niente, ma sa che c’è qualcuno lì con lui. È terrorizzato ma non piange: è grande, ormai. Un sussurro all’orecchio: «Sei pronto a giocare con me? Le regole le conosci. È il solito gioco, il mio preferito. E certi giochi non si dimenticano mai…». Il bimbo solleva lo sguardo verso la voce che gli parla dolcemente. Incrocia occhi spenti, vuoti, senza sentimenti. Per un attimo soltanto gli pare quasi di vederli scintillare di vita. Resta senza fiato, in silenzio, per un istante che sembra eterno. Poi quella figura accanto a lui accenna un sorriso. Il bimbo stringe più forte il suo orsacchiotto di peluche. Sta cercando di ricordare perché non è più felice. Forse la risposta la sa già: non lo è mai stato. Eppure sa che la persona al suo fianco gli vuole bene; questo riesce a intuirlo. Nella stanza cala un silenzio che sembra eterno, poi la figura accanto al bimbo stira le labbra nella penombra. Forse vuole ridere ma non ci riesce. La bocca rimane socchiusa, come una buffa maschera. I loro occhi si incontrano ancora. Il bambino sente su di sé un interesse diverso, nuovo.
Sin dai tempi più remoti, il cambio di direzione che il sole compie tra il 21 e il 22 giugno è visto come un momento particolare e magico. In questo giorno, detto solstizio d’estate, il mondo naturale e il soprannaturale si compenetrano e cose ritenute impossibili diventano possibili. «Chi nasce la notte di San Giovanni vede streghe e sogna fantasmi». Il proverbio chiarisce ancora meglio questo aspetto: i fortunati che nascono in questa notte sono investiti di poteri straordinari.
Quando la figura ricomincia a parlare, la voce è meno dolce: «Non te l’aspettavi, vero? Ora faremo un bel gioco!» dice, tendendogli la mano complice. Sente le dita che gli stringono i polsi, le unghie che si conficcano nella carne. Qualcosa scintilla, appena percettibile all’occhio. Gioca con le sue emozioni, come il gatto fa col topo. Poi la presa si allenta. Il polso di nuovo libero: è il segnale che dà inizio ai giochi. Prende a correre: parte la caccia… «Corri, corri…».

 

 

 

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