La via del male

 

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Terza prova superata a pieni voti per Robert Galbraith. Cormoran Strike e Robin Ellacot funzionano bene e riescono a risolvere anche i casi più intricati.

 

Anche questa volta Robert Galbraith – pseudonimo di J.K. Rowling – non mi ha delusa. Al contrario è riuscita a tenermi inchiodata al suo romanzo per ben 603 pagine.
 

Ormai alla terza prova narrativa, la mamma di Harry Potter si conferma una brava scrittrice. Le sue storie sono sempre lunghe, complesse, ricche di intrecci, eppure il lettore non si annoia. Pagina dopo pagina entra nei conflitti personali dei protagonisti e palpita con loro.
Come in Il richiamo del cuculo del 2013 e in Il Baco da seta del 2014 il protagonista è l’investigatore Cormoran Strike, però la sua assistente, o forse dovremmo chiamarla socia, Robin Ellacott sta acquistando sempre più spessore, riuscendo persino a rubargli la scena. Infatti, in questo romanzo nel mirino dell’assassino c’è proprio Robin. A lei viene inviato uno strano pacco e da lì inizieranno i guai per l’investigatore e la sua assistente.
Anche in questo caso, la polizia non dà retta a Cormoran prendendolo per visionario. Le sue analisi vengono giudicate prive di elementi provanti e quindi il povero Strike deve arrangiarsi aiutato solo dall’assistente a da alcuni vecchi amici. Ed anche Robin, ad un certo punto, sembra aver perso la fiducia nel suo “maestro”.


A chi lo consiglio? A chi ha già apprezzato i precedenti e a chi ama i noir, i gialli un po’ dal gusto “rétro”.
Qui non ci sono serial killer e ritmi serrati alla Dan Brown, ma c’è l’indagine portata avanti giorno dopo giorno con tanto lavoro e fatica. Ci sono i particolari, le sfumature quelle che consentono di arrivare a scoprire l’assassino e il suo movente. 
M.Z.



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