• Home
  • Letture
  • Recensioni

Distanza di sicurezza

 

coverdistanzadisicurezza

Il romanzo, a metà strada tra un giallo e un noir, di Daria Lucca non ha nulla da invidiare ai libri di Fred Vargas e la sua protagonista Amanda affascina il lettore sin dalle prime pagine…

 

 

Chi l’ha detto che per leggere un bel romanzo a metà strada tra un giallo e un noir, si debba per forza leggere autori stranieri?  Il romanzo Distanza di sicurezza di Daria Lucca (edito da Robin per la collana I luoghi del delitto) ha tutti gli ingredienti e lo stile per essere paragonato ai tanto celebrati racconti della francese Fred Vargas.

Ma partiamo dall’inizio…

La protagonista è una donna Amanda Garrone, vicequestostrice della Polizia stradale di Aprilia (cittadina a pochi chilometri da Roma). Divorziata e con una figlia, che però ha scelto di vivere a Bologna con il padre, Amanda è stata distaccata alla Stradale da discutibili avvenimenti del suo passato di investigatrice; come si dice in casi analoghi: ha pestato i piedi a uno che conta.
Ma il lupo perde il pelo ma non il vizio… e così Amanda, partendo dalle indagini per un investimento nelle strade dei Castelli romani, si trova di nuovo ad esplorare ambienti e situazioni che certuni avrebbero preferito lasciare nell’ombra.
Perché in un giovane che accidentalmente investe un anziano cravattaro, la vicequestrice sente puzza di marcio?
Chi sono i protagonisti dell’incidente? Esiste un filo a legarli?
La vicenda si svolge tutta tra le cittadine arrampicate sui Castelli Romani (Lanuvio, Albano, Ariccia), Roma e Aprilia, durante le feste di Natale e Fine anno. Un’opportunità per conoscere una parte dell’hinterland della Capitale ma anche un modo per avvicinarsi ad usi e costumi alimentari del luogo.
Il personaggio di Amanda è disegnato molto bene, con un realismo che rammenta quelli del grande Simenon, e allo stesso modo i personaggi che costituiscono la sua squadra.
Ma può un semplice incidente stradale costituire materia per un racconto giallo avvincente?
Indiscutibilmente sì, se la trama si sviluppa in modo fluente e con tempistiche veloci, così come è stata capace di fare Daria Lucca – un passato di giornalista di Nera, e non è un caso.
Il lettore ritroverà nel racconto situazioni analoghe alla vita di tutti i giorni e relativi retroscena, che lo terranno incollato fino all’ultima pagina.

E poi?
Non possiamo che augurarci che a questo primo seguano presto altri racconti con protagonista Amanda, perché è irrinunciabile conoscere il seguito della sua vicenda lavorativa e umana.
Forza Madame Daria Lucca! Siamo in attesa del prossimo… In trepidante attesa.
FPM

Il libro

Distanza di sicurezza
Daria Lucca
Robin  - Collana: I luoghi del delitto
492 pagine
ed. caracea €15,00 ma online a €12,75
ed. e-book  €4,99

Quattro chiacchiere con l’autrice

D. Come nasce l’idea di affidare le indagine a una ispettrice della Polizia Stradale anziché a carabinieri o pubblica sicurezza?
R. Premessa d’obbligo: sono stufa di leggere storie gialle, o nere, fa lo stesso, in cui l’azione principale è affidata a un carattere maschile o al più a un carattere femminile sussiegoso, seduttivo, che prima scopa e poi indaga. Sono stufa della retorica sul femminile. E siccome mi piace scrivere, ho provato a immaginare un carattere un tantino fuori dai cliché. Amanda daria-luccaad esempio ha lasciato che sua figlia andasse a vivere con il padre. Non ha strillato cose tipo: io sono meglio di lui, resta con me. No. Amanda è una sbirra con una testa liberal e un senso morale che non è mai moralismo.  Ma veniamo alla domanda. Il sistema italiano consente alla Polizia Stradale di investigare sugli incidenti stradali. E a me interessava parlare dei delitti che vengono commessi usando un volante e quattro ruote. In Italia i pedoni uccisi sono in numero maggiore degli omicidi volontari. Ne vogliamo parlare? E poi non ero interessata a focalizzarmi sul tipo di organizzazione, ma sul tipo di personaggio. Amanda Garrone è una che porta addosso le ferite professionali provocate dai suoi errori e da quella macchina tritacarne che è la giustizia italiana. A me piacciono i racconti in cui tutti possono essere o diventare cattivi, dove la bontà è una chimera e la vita non fa sconti. Di buonismo e di lieti fini ci hanno riempito la testa con la fiction televisiva (solo quella italiana, perché in America si divertono con Breaking Bad e House of Cards).
 

D. Nel tuo romanzo quanto c’è di “finzione” e quanto scaturito dalla tua attività di giornalista di cronaca nera?
R. Il plot di “Distanza di sicurezza” è pura invenzione. Non mi sono mai imbattuta in un incidente stradale che nascondesse un delitto, non come viene narrato nel libro. Viceversa, tutto il contesto, tutto il pessimismo sul sistema sono reali. Nel senso che sono ciò che io davvero penso dopo avere frequentato trent’anni tribunali, commissariati e studi legali. By the way, vorrei togliermi qui un sassolino: quando ci sono le fughe di notizie, il lettore è portato a credere che il “leak” sia in procura o in caserma. Molto spesso, viceversa, sono proprio gli avvocati a passare le carte ai giornalisti: per tenerseli buoni, perché le rivelazioni colpiscono più un coimputato che il proprio cliente…Tornando al romanzo, un ulteriore punto di verosimiglianza è il l’insieme corale dei personaggi. C’è lei, poi ci sono i suoi colleghi, i suoi antagonisti, i superiori, gli amici, la famiglia, i testimoni. Non è stato facile tenere le fila di quel piccolo esercito. Spero di esserci riuscita.
 

D. Spesso si è portati a credere che la grande criminalità operi prevalentemente nelle grandi città, leggendo il tuo romanzo, invece, si ha la sensazione che anche la criminalità abbia deciso di lasciare le metropoli per godersi la tranquillità dei piccoli centri. È questo uno dei messaggi che vuoi far arrivare al pubblico?
R. La grande criminalità opera seguendo il cammino del denaro e del business. Le metropoli offrono la stragrande maggioranza di opportunità ma cullarsi nell’illusione che la provincia sia esente dal malaffare è un errore. Se Roma è il punto di arrivo di molti traffici, ci sarà pure una strada che questi traffici devono percorrere per raggiungerla! E quale migliore strada della prima via consolare, l’Appia appunto, che passa proprio dai Castelli? Battute a parte, l’area che va sotto il nome di Castelli Romani è ormai al centro di molte inchieste penali. E di certo la camorra si è spinta fin qui, risalendo lungo la provincia di Latina…Ma qui entriamo nella cronaca.
 

D. E, infine, sono previste altre avventure di Amanda?
R. Sì, Amanda Garrone è al lavoro. Jeans, t-shirt, scarpe basse, sacca di cuoio. Cambierà la stagione, perché la meteo ha la sua parte di influenza negli eventi umani. Magari cambierà anche il posto, chissà.

Chi è Daria Lucca

Cronista, ho scritto per tutta la vita quello che vedevo e sentivo. Ho cominciato a lavorare in tempi remoti, quando ai giornalisti veniva chiesto di raccontare i fatti. Persino nella redazione del Manifesto, dove ho imparato il mestiere, direttori come Luigi Pintor insegnavano che prima di tutto contavano i fatti, che bisognava cominciare dai nomi, dalle persone, dagli eventi.
Ho cominciato a Torino, città dove sono nata, per poi trasferirmi a Roma. Il primo caso di cronaca che mi ha portata nel cuore del potere corrotto è stato l'assassinio, a Palermo, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie, Emanuela Setti Carraro. Il secondo, l'arresto a Ginevra dell'uomo che stava cercando di modificare la struttura della democrazia italiana, Licio Gelli. Occuparsi di cronaca giudiziaria vuol dire fra l'altro che non ti puoi permettere alcuna faziosità, pena la perdita di credibilità, che è l'unica referenza accettata dal lettore. Non essere faziosi non significa però fingere di non avere opinioni, l'importante è che le opinioni siano frutto di osservazione, analisi, studio e che, soprattutto, siano espressamente dichiarate.
Nel corso degli anni, mi sono sfilate davanti una serie piuttosto varia di inchieste e processi. Di uomini e di donne accusati dei delitti più terribili, condannati o assolti. Ho incontrato giudici eccellenti e altri meno che mediocri, ho conosciuto avvocati, poliziotti, spie, ladri e ladroni. Ho avuto paura. Una volta, in Calabria, sulla costa ionica, cercando dettagli per raccontare l'ennesimo delitto di 'ndrangheta, mi sono resa conto che le mie domande non piacevano affatto a troppa gente. Mi sono sentita sola. Molte preoccupazioni me le ha causate la pluriennale inchiesta sull'incidente al Dc9 Itavia che, insieme con Andrea Purgatori e Paolo Miggiano, ha poi portato alla stesura di Ustica, a un passo dalla guerra, edizioni Sperling & Kupfer (1995).
Oggi, in pensione, ho la fortuna di potere scrivere le mie opinioni come blogger del Ilfattoquotidiano. Non guardo la tv, lo ammetto. Non quella italiana. La trovo pessima, diseducativa, superficiale e decisamente poco coraggiosa. Continuo ad appassionarmi ai fatti e, in particolare, ai dettagli. Che sono poi quelli che fanno le storie.

Stampa Email