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Solo a Parigi e non altrove


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Un altro saggio su Parigi? Ebbene sì, ma
Solo a Parigi e non altrove di Luigi La Rosa ha un gusto molto particolare, che lo differenzia da tutti gli altri libri scritti sulla capitale francese. 

 

In primo luogo vi è l’amore incondizionato che l’autore testimonia alla città e poi la narrazione con il metodo “camminativo”, una modalità che permette a La Rosa di intrecciare le vicende del protagonista con la storia, la letteratura, l’arte e la vita che vi scorreva… e vi scorre. 
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Una scrittura intensa e molto curata fin nei minimi particolari, nella ricerca dei verbi, dei vocaboli e degli aggettivi per le descrizioni di ambientazioni e personaggi. 
Il lettore viene accompagnato con le parole nei luoghi dove hanno vissuto i “grandi” parigini di nascita o di azione: Victor Hugo, Baudelaire, Guy de Maupassant, Colette, Camille Claudel, Gertrude Stein, Louise Michel, Sylvia Beach, Marguerite Duras, Oscar Wilde, Marcel Proust… citarli tutti è impossibile sia per il numero sia perché non vogliamo togliere il gusto a chi legge di scoprire personaggi anche meno noti al grande pubblico che però hanno contribuito a far emergere uno scrittore o un’idea rivoluzionaria. Come ad esempio, Rosalie, l’italiana che nella sua trattoria sfamava artisti squattrinati. 
Pagina dopo pagina si viene risucchiati nel passato, a volte recente a volte più remoto, si partecipa alle vicende di Maria Rilke o di Erik Satie, di Man Ray o della bellissima Kiki e di molti altri. PARIGI

Scrive Luigi La Rosa: “Voglio che questo mio racconto assomigli a una passeggiata, una passeggiata lungo le insenature e le rientranze della città. Un vagare nella sua luce fredda, un assecondare il fondo buio dei suoi silenzi”. 
Chi ha visitato Parigi non può scordare la sua luce particolare, i suoi cieli grigi così melanconici e romantici, così come l’azzurro che può diventare persino accecante nei giorni di primavera e d’autunno e, qualche volta persino d’inverno quando sulla capitale francese arrivano i venti dall’Atlantico. 
E l’acqua , così importante per la capitale francese, è sempre presente nel saggio perché, precisa Luigi La Rosa: “… l’acqua rimane uno degli elementi chiave per un’opportuna comprensione della natura intima di Parigi”. 
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Proprio l’acqua è una “fissazione” per Claude Monet che la dipinge in tutte le sue forme. Il pittore impressionista trova ampio spazio nelle pagine del saggio, come tanti altri artisti che hanno reso Parigi così vitale e centro della cultura mondiale. 
E nel suo saggio La Rosa riabilita anche la Tour Eiffel che all’inizio considerava un mero simbolo turistico, finalmente, complice la festa del 14 luglio, la vede in una dimensione completamente nuova: diventa l’emblema dell’innovazione, dell’eguaglianza e della speranza. E proprio sotto alla famosa torre di ferro le note della Marseillaise si uniscono agli slogan “ribelli” del Gay Pride.

E pensare che quello di Luigi La Rosa per Parigi è un amore di riflesso, frutto di viaggio organizzato dal suo compagno … e poi, quando la relazione con Arturo termina, rimane la passione per la Ville Lumiére. E quindi le passeggiate sono insieme piacevoli e dolorose: da una parte consentono al protagonista di scoprire tutti i “segreti” nascosti nelle strade, nei locali e negli edifici mentre dall’altra fanno riemergere i ricordi legati a quella storia d’amore perduta. 
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L’autore sottolinea più volte le strane coincidenze che legano la sua vita a Parigi, quasi che il suo sentimento per la città fosse segnato da un destino. 
E proprio quando il ricordo di Arturo è più forte e presente, compare Bruno: un italiano dagli occhi dolci e dal tocco deciso. E sarà proprio il bel compatriota a far vibrare nel protagonista note che sembravano cancellate e ad avvicinarlo ancor più a Parigi e ai fantasmi che la popolano. Quasi una sfida a entrare ancora più nelle profondità di quei luoghi e nelle vicende delle persone che vi hanno vissuto e li hanno animati. Carpirne le sfumature, le angosce, le gioie e regalarle al lettore. 
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E via via che la lettura avanza si comprende come la separazione da Parigi stia diventando un incubo per il protagonista. La città gli ha rubato l’anima come il più tenero e subdolo degli amanti. 
Insomma che altro aggiungere se non che… chi ama Parigi non può lasciarsi sfuggire questo libro, e chi non ha mai visitato questa incredibile città può iniziare proprio scorrendo le pagine di Luigi La Rosa… Dopo averlo finito avvertirà una e una sola necessità: vedere e toccare con i propri occhi laVille Lumiére.

 

Conosciamo meglio Luigi La Rosa 

D. Scrivere un saggio su Parigi è molto complesso perché vi si sono cimentati in molti, tu hai scelto il metodo “camminativo”, come ti è venuto in mente? 

R. Mi è venuto in mente partendo da una delle più grandi passioni della mia vita: passeggiare, camminare procedendo senzaLuigi-la-rosa
un impegno preciso, concedendomi la chance dell’abbandono estetico e contemplativo. E a Parigi camminare diventa la norma – trascorro interi pomeriggi vagando da un quartiere all’altro, saltando da un arrondissement all’altro, nutrendomi delle meraviglie architettoniche ed esistenziali che la città mette in mostra come se fosse un gigantesco museo della Bellezza. Ha proprio ragione Italo Calvino nell’affermare che Parigi è una vasta enciclopedia della cultura e dell’arte.

D. Indubbiamente Solo a Parigi e non altrove è un inno d’amore alla capitale francese, ma c’è qualcosa che non ti piace in questa città? 

R. Francamente faccio fatica a trovare qualcosa che non mi piaccia, a parte la condizione di dolore profondo che mi procura ogni volta il dovermene separare nel corso dei miei viaggi di lavoro. Quel che pure a Parigi mi addolora – ma credo sia una costante di qualunque altra metropoli al mondo – è il divario pazzesco tra ricchi e poveri, tra lo sfavillio di luci che ogni notte accendono la città e la condizione di buia miseria assoluta e straziante di molti senza tetto, uomini e donne, fratelli e sorelle che faticano a tirare avanti, e che non vedono altro futuro che la strada. Ecco, qui questa disparità diventa addirittura intollerabile. Ma, sinceramente, dove non lo sarebbe?

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D. Quando è scoppiato il tuo amore per la Ville Lumiére, è
 come descrivi nel saggio o si tratta di una passione antica?

R. No, non è affatto una passione antica. Anzi, devo confessare che prima del 2010 consideravo questa città alquanto sopravvalutata, e sbagliavo, sbagliavo di grosso, non essendoci ancora venuto. Poi, come racconto tra le pagine del libro, il ragazzo della mia vita mi convinse a seguirlo per una settimana di vacanza che si rivelò a un tempo indimenticabile e scioccante. Fu la rivelazione che cambia letteralmente il tuo destino, e fu totalizzante, spiazzante, senza scampo. Finii per innamorarmi perdutamente di Parigi e del suo mondo, dei suoi artisti. Fu così che questa città entrò nella mia vita e nella mia storia di uomo e di scrittore.

D. Tu descrivi tanti personaggi, ma ce ne sarà uno che ti ha particolarmente colpito in positivo e uno in negativo?  paris10

R. In negativo no, altrimenti non ne avrei scritto. In positivo sono parecchi i personaggi che hanno catturato la mia attenzione, a cominciare dalla povera Camille Claudel, vittima dell’amore contrastato per Rodin, suo maestro, amante, infine carnefice insieme al resto della sua famiglia, ottusamente prigioniera di pregiudizi borghesi e cattolici. Ecco, se dovessi scegliere fra tutti i soggetti del libro potrei dire che quanto ho scritto tra le pagine è un atto d’omaggio alla sua figura sofferente, solitaria, disperata, immensa, e a un destino atroce, ingiustamente conclusosi tra le sbarre di un manicomio.

D. L’amore per Paris e per Bruno sono nella luce e nelle ombre della tua narrazione, a chi l’eterno rimpianto? 

R. Diciamo che non c’è rimpianto perché entrambi questi due amori, per quanto brevi e all’apparenza imprendibili, si rivelano intensi e arricchiscono indiscutibilmente la vita del protagonista. La fine del viaggio coincide semmai con l’acquisizione di una consapevolezza sostanziale: che le cose o gli uomini, le donne che abbiamo amato rimangono dentro di noi, per sempre. E non c’è resa. Non può essercene, per chi sa amare con forza e con passione. La conclusione della storia non è una fine, ma solo un sorriso un po’ malinconico ma fiducioso che Paris7
accarezza la vita nella sua complessità e nel suo mistero.

D. E dopo Parigi, c’è qualche altra città che vorresti immortale in un nuovo saggio? 

R. E’ una scelta francamente difficile, giacché questo libro nasceva dall’afflato insostituibile del rapporto privilegiato con Parigi. Non so cosa potrebbe accadere davanti a un’altra città, ma francamente non credo che l’emozione sarebbe la stessa, né l’intensità della visione. Io credo che ciascuno di noi abbia un luogo ideale, un punto di arrivo. E il mio è Parigi, questa città che è entrata nella mia pelle e nel mio sangue. Piuttosto, sarebbe interessante approfondire ancora le suggestioni che qui, soltanto qui e non altrove, trovano forma e diventano parola, scrittura, testimonianza.

 

Post Scriptum 

Apri questo libro e subito vieni conquistato dalle sue storie, i mille rivoli di vicende e personaggi, attori principali e comparse, che si sgomitano come i luoghi della splendida Paris che li ospita, nel tempo passato come ora.  paris11

Non puoi più staccarti dalle sue pagine né dalle sue immagini, quelle che l’autore ti permette di creare seguendolo passo passo nella Ville Lumiére. E citare un nome, quello di Baudelaire o di Proust, è solo una scelta partitica che un lettore può fare invece di altre, altrettanto coinvolgenti. 
Ma ciò che questo libro è va ben al di là di quanto oggi siamo usi fare con i libri, quel leggi e getta, che la drammatica proliferazione delle pubblicazioni ci costringe a perseguire. Al libro di Luigi La Rosa spetta un altro destino… 

… Quello di restare nel tempo. Sul nostro comodino, sul piano della nostra scrivania, accanto alla nostra poltrona preferita: non importa dove, ma comunque accanto a noi, alla nostra vita reale e a quella immaginaria, ai nostri pensieri di tutti i giorni e alle nostre meditazioni esistenziali. Un compagno. 

E lo sarà per averci consegnato il racconto delle intimità dei grandi che hanno traversato Paris, ma anche per la storia di quell’amore tra giovani uomini, che come un fil rouge attraversa e dà un significato “altro” a ogni capoverso di questa splendida opera.

di Marinella Zetti e Flaminia P. Mancinelli


Solo a Parigi e non altrove
di Luigi La Rosa,
Ed. ad est dell'equatore 

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