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Una storia quasi soltanto mia


Cover Storia


Per ricordare la strage
di Piazza Fontana e i sanguinosi fatti che seguirono a quella giornata consiglio la lettura del libro/intervista scritto da Licia Pinelli e dal giornalista Piero Scaramucci.

 

Sono passati 43 anni dal 12 dicembre 1969 dalla bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano.Banca Nazionale dell'Agricoltura
E purtroppo tutta la
verità
su quel massacro e sui fatti che seguirono ancora non la conosciamo. Io ero molto giovane ma già impegnata politicamente, ero nonviolenta e per questo ad ogni manifestazione per la pace e contro le guerre prendevo tante botte. Ogni volta mi sedevo con le gambe incrociate e mi ripetevo: vedrai che questa volta non avranno il coraggio di picchiare persone inermi che incitano alla nonviolenza. Ogni volta mi sbagliavo, alla fine ci riempivano di botte.

Ma io ero giovane e credevo che avremmo cambiato il mondo!

E contro la violenza era anche Giuseppe Pinelli, accusato di aver causato la strage del 12 dicembre alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Anche lui era convinto, come sua moglie Licia, che non era con le bombe e con gli attentati che si sarebbe cambiato il mondo, ma con le parole e con l’esempio positivo.

Nella mia vita di giovane militante ho conosciuto Pinelli e sua moglie Licia ed anche Valpreda e tanti altri ragazzi, giovani Giuseppe Pinellidonne e uomini che credevano di poter cambiare lo Stato e la società senza far ricorso alla violenza, solo con la forza delle parole.

Eravamo illusi? Alla luce di quanto è accaduto e, soprattutto, guardando a come è ridotta l’Italia dopo 43 anni dovrei rispondere sì.

Invece, se ripenso a quel periodo, provo tanto dolore, tanta delusione, ma anche tanta fierezza per aver partecipato, anche se in piccola parte, a quei movimenti che, dagli anni 60 per alcuni decenni, si impegnarono a scuotere l’Italia dal torpore clericale e dei politicanti della cosiddetta Prima Repubblica con le battaglie per i diritti civili.

Il “suicidio” di Pinelli

Ma torniamo al 1969 e al terribile dicembre con la strage di Piazza Fontana e la successiva morte di Giuseppe Pinelli, avvenuta il 15 dicembre negli uffici della Questura di Milano.

Si è scritto e detto tanto su quella morte, sul quel suicidio. Io a quella morte accidentale non ci ho mai creduto. Non so quanti di voi sono mai stati interrogati per questioni politiche, credo che chi ha subito un interrogatorio può capire quando affermo: è molto, ma molto difficile, per non dire impossibile, “suicidarsi” in quella situazione…

Cosa sia accaduto realmente quella notte e credo che non lo sapremo mai. Per quanto mi riguarda penso di averlo capito,Licia Pinelli così come lo ha capito e ha cercato di dimostrarlo Licia Pinelli per tanti anni. La moglie di Giuseppe Pinelli lo racconta in Una storia quasi soltanto mia, il libro/intervista scritto con il giornalista Pietro Scaramucci che, insieme a Camilla Cederna, seguì le vicende dall’inizio.

Licia ripercorre i giorni prima e dopo la strage che portarono alla morte di Giuseppe e lo fa senza retorica in modo sobrio.

Per poi riproporre tutte le sue battaglie, per scoprire la verità sul “suicidio” del marito. E furono tante, Licia non gettò mai la spugna e alla fine Pinelli venne completamente scagionato dalla strage di Piazza Fontana. Purtroppo non fu fatta mai chiarezza sulle modalità della sua morte, sui colpevoli.

Nel libro si affronta anche l’omicidio di Luigi Calabresi, il commissario che arrestò e partecipò agli interrogatori di Giuseppe Pinelli. Anche per la morte di Calabresi, avvenuta nel maggio 1972, Licia Pinelli chiedeva che fossero trovati i colpevoli e fosse fatta giustizia.

In quegli anni di lotte avevo conosciuto anche Calabresi, e avevo anche sperimentato i suoi metodi di interrogatorio. Eppure Luigi Calabresida convinta nonviolenta non condivisi mai la legge dell’occhio per occhio dente per dente, e non festeggiai il suo assassinio. Sono contraria alla pena di morte e alla giustizia sommaria, come Licia Pinelli desideravo che fosse fatta giustizia, quella vera, quella dove il colpevole viene punito per i reati commessi.

Purtroppo in Italia è molto difficile trovare la verità, la lista delle stragi senza colpevole o con “mezzi” colpevoli è molto lunga e io concordo con Licia Pinelli: «Ma non raggiungere la verità giudiziaria è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso appunto perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell’altro, voglio dire direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste

Il libro di Licia Pinelli non vi farà sorridere, ma vi consentirà di capire un po’ meglio cosa accadde in quegli anni e di guardare anche la storia attuale di questo nostro Paese con occhi diversi.
Marinella Zetti

Una storia quasi soltanto mia
Di Licia Pinelli e Piero Scaramucci
Feltrinelli
In versione cartacea ed e-book

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