Libri, qualche consiglio in libertà

Saggi e narrativa senza un ordine preciso, alcuni mi hanno regalato momenti di evasione, altri hanno stimolato le mie celluline grigie.

 

I grandi sognatori” di Rebecca Makkai, con la traduzione di Cristiana Mennella, per Einaudi è coinvolgente dalla prima all’ultima pagina. Ma forse sono di parte perché si parla anche di HIV e in quegli anni tremendi io c’ero ed ero volontaria in ASA-Associazione Solidarietà Aids.
Un bel viaggio nel 1985 quando è comparso l'HIV e nel 2015 con i problemi di chi è rimasto. Parigi con l'attacco al Bataclan. Amori, amicizie, dolori, solidarietà, battaglie per i farmaci. Storie di vite intrecciate e spesso irrisolte. Non voglio fare spoiler e quindiI grandi sognatori2 non aggiungo altro, solo che è molto scorrevole.
Lo consiglio a chi vuole saperne di più e a chi desidera ricordare.
Mi piacerebbe che diventasse un film.
Secondo Michael Cunningham “I grandi sognatori” è un antidoto alla tentazione di dimenticare ciò che non vogliamo ricordare, ma - ancora più importante - è anche un romanzo avvincente e di grande forza emotiva che racconta cosa significa vivere in tempi di crisi.
Rebecca Makkai vive a Chicago, è docente universitaria e autrice di romanzi e racconti. Il suo romanzo d'esordio “L'angolo dei lettori ribelli” (in Italia pubblicato da Piemme nel 2012) è stato inserito nella Top Ten Debuts di «Booklist » e i suoi racconti sono stati selezionati per diverse edizioni dell'antologia The Best American Short Stories. Con “I grandi sognatori”, annoverato dal «New York Times» tra i migliori libri del 2018, Makkai è stata finalista del Premio Pulitzer e del National Book Award, oltre ad aver ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui la Andrew Carnegie Medal e il Los Angeles Times Book Prize.

Un altro bel regalo da Somara! Edizioni: “Sai che tornerò” di Mercedes Monmany con l’introduzione di Nadia Fusini. Il saggio si concentra sulla letteratura, sia narrativa che memorialistica, della Shoah, scegliendo tre grandi autrici morte ad Auschwitz: Irène Némirovsky, Gertrud Kolmar e Etty Hillesum. Attraverso i destini delle tre scrittrici, diversi in origine ma, alla fine, legati dalla Sai che tornerobarbarie, Monmany ricostruisce la scomparsa di gran parte dell'intellighenzia europea e della tradizione della civiltà ebraica che tanto ha plasmato l'identità del continente da Spinoza fino all'irrompere del totalitarismo. Ma, allo stesso tempo, descrive la loro invincibile volontà di vivere, la loro preoccupazione per gli altri, il loro ottimismo che si riflette nel titolo del volume, "Sai che tornerò", come hanno scritto più volte nelle lettere ad amici e familiari. Le tre autrici si erano date una missione: preservare l'umanità nella sua interezza.
Scrive Nadia Fusini: questo non è un libro di critica letteraria, né un esercizio di scrittura biografica… Questo libro si offre a noi come la guida utile e necessaria a pensare il nostro presente, e a riflettere sul pericolo di vita e di morte, che sempre incombe sul mondo.
E visto quello che sta accadendo mi sembra tristemente attuale.

Ci ho pensato bene prima di inserire “Chantal Akerman. Uno schermo nel deserto” di Ilaria Gatti con Alessandro Cappabianca per Fefè Editore, perché temevo fosse troppo di nicchia, poi ho deciso che questa regista sperimentale e video artist belga di grande rilievo internazionale merita di essere ricordata.
Il saggio propone tutto il materiale prodotto da Akerman che può essere considerato un autoritratto filmico, un sistema diChantal Akerman sovrapposizioni, pause, ricordi, verità, fisicità, tipiche di un soggetto moderno frammentato che percepisce la casualità del nostro stare al mondo. Il suo film più famoso è "Jeanne Dielman, Quai du Commerce, 1080 Bruxelles" (1975) che costituisce ancora oggi un punto di riferimento nella storia del cinema. Ha diretto Juliette Binoche, Delphine Seyrig, William Hurt, Catherine Deneuve, Aurore Clément e ha documentato il lavoro di Pina Bausch. Nel 2004 il Centre Pompidou le ha dedicato una retrospettiva con installazioni e catalogo. A tutt’oggi non esisteva una monografia critica, completa di regesto di tutte le sue opere (film, libri e installazioni); il volume è suddiviso in 12 capitoli che individuano i temi più importanti che attraversano i suoi lavori. Personalmente ho apprezzato tutto il saggio e divorato alcuni capitoli: Città, Il Corpo e La Commedia.
Chantal Akerman è scomparsa nel 2015 a 65 anni.

Loro” di Kay Dick, con la prefazione di Carmen Maria Machado e la traduzione di Assunta Martinese per Minimum Fax, è un romanzo intrigante.
LoroIn un tempo che potrebbe essere ieri, oggi o domani, l'Inghilterra è percorsa da gruppi di individui che, senza avere apparentemente poteri forti alle spalle che ne dirigano le azioni, lavorano sistematicamente a reprimere tutto ciò che ha a che fare con l'arte, i sentimenti, la comunicazione. Nella vena di “1984” e di “Fahrenheit 451”, con questo romanzo breve e fulminante - pubblicato per la prima volta nel 1977 e salutato come un capolavoro da critici e scrittori, tra cui Margaret Atwood e Edna O'Brien - Kay Dick trasporta il lettore in un mondo distopico in cui il terrore è acuito dal totale anonimato e dall'imprevedibilità con cui loro agiscono, spostandosi in gruppo come automi e alternando passività ed esplosioni di ferocia, un mondo reso se possibile ancora più straniante dalla pacifica bellezza di un paesaggio che mantiene la grazia e gli odori della campagna e della costa inglese, tra giardini fioriti, un oceano spumeggiante e colline verdissime.
Kay DickKay Dick, nata a Londra nel 1915 e morta nel 2001, ha scritto cinque romanzi e a soli ventisei anni è stata la prima donna a dirigere una casa editrice inglese, lavorando con grandi autori come George Orwell. Giornalista, ha scritto per il New Statesman, il Times, lo Spectator e il Punch. Ha vissuto per vent’anni con la compagna, la scrittrice Kathleen Farrell, e ha sempre sostenuto il lavoro dei giovani scrittori che considerava più promettenti.

 

Non si fruga nella polvere” di William Faulkner è stato pubblicato nel 1948, l’anno dopo l’autore riceverà il Nobel per la Letteratura. In Italia è arrivato nel 1951 con la traduzione di Fernanda Pivano da Mondadori. Nel 2022, a novembre, Adelphi lo ha riproposto con la traduzione di Roberto Serrai.
Considerato uno dei più importanti scrittori americani del XX secolo, Faulker sapeva come coinvolgere il lettore. Aveva imparato da Dostoevskij. Come l’autore russo amava trasfigurare e usare ai suoi fini la struttura del poliziesco – quasi che la letteratura nonNon si fruga nella polvere fosse altro che un polveroso tribunale, nascosto tra le quinte del profondo Sud americano. Questo romanzo del 1948 ne è l’ennesima riprova. Nella mitica contea di Yoknapatawpha – dove Faulkner ambientò molti dei suoi romanzi e racconti più celebri –, il vecchio nero Lucas Beauchamp è accusato di aver ucciso un bianco, e rischia il linciaggio. Il solo disposto ad aiutarlo è un ragazzo bianco, Chick, che non esita – accompagnato dall’amico nero Aleck Sander e da una vecchia zitella forse leggermente tocca – a riesumare il corpo della vittima come Lucas gli ha chiesto. Li attende una scoperta sconvolgente, che cela una torbida realtà. Ma a catturare e trascinare il lettore, assai più del ricorso al murder mystery, sarà il mirabolante «flusso di coscienza» di Chick, intramezzato da superbe descrizioni di una natura bella e crudele, da brani risentiti sulla Guerra Civile, da brevi e convulse scene d’azione. Insomma, lo stile unico e folgorante di Faulker, perfetto per le fredde giornate invernali.
William Cuthbert Faulkner, nato Falkner il25 settembre 1897 e morto a Byhalia il 6 luglio 1962, è ritenuto forse l'unico vero scrittore modernista statunitense degli anni trenta, in quanto l'unico a sapersi riallacciare a quella ricca schiera di scrittoriWilliam Faulkner foto Carl Van Vechten sperimentali europei quali James Joyce, Virginia Woolf e Marcel Proust, grazie al suo frequentissimo utilizzo di strumenti e modalità letterarie per l'epoca innovativi, come ad esempio il flusso di coscienza, ed alle sue narrazioni elaborate mediante l'intrecciarsi di punti di vista multipli e l'ampio ricorso ai salti temporali nella cronologia dell'intreccio. Tra i suoi romanzi più famosi, ricordiamo “L'urlo e il furore” (1929), “Mentre morivo” (1930), “Luce d'agosto” (1932), “Gli invitti” (1938), “Assalonne, Assalonne!” (1936) e “Requiem per una monaca” (1951).

Parole fuori norma. Per una grammatica della trasgressione” di Dario Accolla, PM edizioni, è un libro breve ma denso, come sottolinea nella prefazione Vera Gheno. A mio avviso, questo saggio lo dovrebbero leggere e discutere nelle scuole.
La nostra società è attraversata dal cambiamento. Cambiano abitudini e costumi, in un processo di lunga durata che a volte va avanti per balzi improvvisi. E cambia, inevitabilmente, la lingua che usiamo per descrivere la realtà che ci circonda. Questi due “percorsi” a Parole fuori norma volte si intrecciano, a volte proseguono autonomamente, osservandosi a distanza. In questo saggio si studia questo doppio processo attraverso l’analisi di alcune parole chiave. Esse sono portatrici di concetti poi mutati nel tempo e nello spazio: quali famiglia, genere, matrimonio, ma anche norma, natura, trasgressione e altre ancora. L’analisi etimologica e storica di questi termini può aiutarci a capire la qualità del cambiamento in atto. Facendo della questione Lgbt+, tradizionalmente considerata marginale rispetto ad altre tematiche, una chiave di lettura del presente. E che ci interroga, tutti e tutte, sull’idea di società̀ che vogliamo costruire per il futuro.
Dario Accolla è blogger, docente, attivista Lgbt+ e scrittore. Vive a Catania, dove insegna in una scuola internazionale. Ha pubblicato diversi saggi tra cui ricordiamo “I gay stanno tutti a sinistra. Omosessualità, politica, società” (Aracne, 2012), “Il gender: la stesura definitiva” (2017) e “Non passa lo straniero. Come resistere al discorso sovranista” (2019, entrambi per Villaggio Maori Edizioni). Tra le opere di narrativa, ricordiamo: “Da quando Ines è andata a vivere in città” (Zona, 2014) e “La lunga notte di Emma” (Splen Edizioni, 2022). Diverse le collaborazioni con testate on line, tra cui ricordiamo “Il fatto quotidiano” e “Linkiesta”, oltre il sito “Gaypost.it” e il blog collettivo “Valigia Blu”.

Concludo con due gialli molto diversi: “Di rosso e di Luce” e “Se la città dorme”.
Con di “Rosso e di luce” di Valeria Corciolani per Rizzoli continuano le indagini della storica dell’arte e restauratrice Edna Silvera.
Nonostante faccia di tutto per restare fuori dai guai, Edna Silvera viene coinvolta in un nuovo caso. Questa volta il mistero riguarda il furto di una preziosa statuetta, sottratta dalla magnifica villa di un collezionista sulle colline genovesi di Albaro. Insieme al pezzo, di grande pregio, di proprietà del cavalier Petracchi sono scomparse anche le pagine di tre manoscritti medievali.
In un tiepido novembre della Riviera ligure, fra impeccabili maggiordomi, silenziosi gabbiani, pesci scarlatti e segreti inconfessabili,Di rosso e di luce sarà proprio quel filo rosso che viene da un passato fatto di donne, arte e colori a cucire le pieghe di un'affilata e imprevedibile commedia nera.
Così Edna, con l’aiuto dei suoi inseparabili amici e delle sue galline ballerine, si troverà a seguire lo strano filo rosso che, dalle miniature sui volumi antichi, si snoderà tra Genova, Roma, Venezia fino alle morbide colline piemontesi, lasciandole anche il tempo per un'inaspettata sintonia. E qui mi taccio per lasciarvi il piacere della scoperta.
Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Genova, è scrittrice e illustratrice. Tra i suoi libri ricordiamo “Lacrime di coccodrillo” (2010), “Il morso del ramarro” (2014) da cui è stato tratto un film e la serie della colf e l’ispettore, inaugurata nel 2017 con “Acqua passata”. Per Nero Rizzoli ha pubblicato “Con l’arte e con l’inganno” (2021).

Se la città dorme” di Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti è un romanzo avvolgente sia per la storia che per l’ambientazione. Roma è sempre un fantastico palcoscenico e il quartiere Coppedé incanta, anche quando è la scena di un omicidio.
E poi c’è la sostituto commissario della Omicidi Luce Giordano. La sua squadra la chiama Wonder Woman, anche se sotto la scorza da dura c’è una persona con molte fragilità che ha dovuto lottare per conquistare e mantenere il suo posto in polizia.
Tre omicidi brutali e incomprensibili. Chi si nasconde dietro la scia dei feroci delitti che insanguinano la capitale?
Se la citta dormeSolo Luce può decifrare il messaggio che si cela dietro quelle morti simboliche e violente.
È una corsa contro il tempo, su un terreno infido e mutevole, dove le certezze si trasformano in dubbi e viceversa. Con la consapevolezza che chi ha ucciso non si ferma.
Un crescendo che vi terrà incollati fino all’ultima pagina. E poi aggiungo che le autrici si sono ben documentate prima di scrivere… E non aggiungo altro, lo scoprirete leggendo.
Vincitore del concorso Giallo Trasimeno 2022.
Vincitore del premio Argentario narrativa edita giallo/thriller 2022
Menzione speciale Pinketts per la miglior trama thriller del premio letterario Garfagnana in giallo- Barga noir.
“Se la città dorme” è il primo romanzo della serie thriller/noir FiatLux ambientata a Roma, e io spero che ne scrivano molti altri.
Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti sono da anni una collaudata coppia creativa. Esordiscono come autrici di romanzi rosa per poi passare alle riviste, alla radio, alla pubblicità e alla realizzazione di soggetti e sceneggiature per note fiction televisive. Amano cimentarsi in generi diversi, dalla commedia al sentimentale, dal legal al dramma in costume fino al thriller e al poliziesco.
Con Sperling & Kupfer hanno pubblicato una serie di commedie romantiche i cui diritti sono stati venduti in molti Paesi europei e negli USA.
Nel 2019 con Amazon Publishing hanno pubblicato “Chiedi al passato”, il secondo volume della fortunata serie gialla “Emma & Kate”- ideata con altre due autrici-  di cui pubblicheranno il nono volume nei primi mesi del prossimo anno.

Buona lettura.
MZ