Collage di inizio estate

Nel mio “collage” di giugno non vi propongo solo novità, vi trovate anche libri che mi hanno colpita e che credo sia interessante avere a portata di mano.

 

Nel 2019 Fazi Editore ha deciso di ripubblicare in Italia i romanzi di Ivy Compton-Burnett -nata a Londra, sesta di dodici figli di un noto medicoivy compton burnett jpg omeopata- ha raccontato i rapporti fra uomini e donne e le dinamiche familiari con uno stile unico e una sagacia senza pari, conquistando generazioni di lettori, ma soprattutto di lettrici. Una vita familiare infelice le fornì materiale per i venti romanzi che scrisse, tutti di matrice autobiografica e incentrati sul tema del dispotismo familiare. Premiata e apprezzata da autori di grande prestigio, trascorse un’esistenza piuttosto appartata rifuggendo la fama. Nei suoi diari, Virginia Woolf Mariti e moglidefiniva la propria scrittura «di gran lunga inferiore alla verità amara e alla grande originalità di Miss Compton-Burnett».
Fazi ha iniziato con “Più donne che uomini”, uno dei suoi romanzi più apprezzati, seguito nel 2020 da “Il capofamiglia”, nel 2021 da “Serva e serva”, mentre ad agosto 2022 tornerà nelle librerie italiane “Mariti e mogli”. Pagine indimenticabili e soppesate perfettamente, in cui l’umorismo pungente si mescola con la tragedia, e le piccole interazioni quotidiane con i grandi drammi della vita.
Io spero di poter leggere in italiano anche “Ivy when young”, la sua biografia scritta da Hilary Spurling nel 1981.

 

 

Le Edizioni Somara! ci hanno abituate molto bene e il nuovo libro, “Sai che tornerò” di Mercedes Mommany, è una conferma della ricercata scelta editoriale. “
Se nel suo fondamentale libro "Por las fronteras de Europa" (Galaxia Gutenberg, 2015), un "atlante spirituale" nelle parole di Claudio Magris,Sai che tornero Mercedes Monmany ha fatto una rassegna esaustiva della letteratura europea del XX e XXI secolo, in "Sai che tornerò" si concentra sulla letteratura, sia narrativa che memorialistica, della Shoah. Per farlo, sceglie tre grandi autrici morte ad Auschwitz: Irène Némirovsky, Gertrud Kolmar e Etty Hillesum. Attraverso i destini delle tre scrittrici, diversi in origine ma, alla fine, legati dalla barbarie, Monmany ricostruisce la scomparsa di gran parte dell'intellighenzia europea e della tradizione della civiltà ebraica che tanto ha plasmato l'identità del continente da Spinoza fino all'irrompere del totalitarismo. Ma, allo stesso tempo, descrive la loro invincibile volontà di vivere, la loro preoccupazione per gli altri, il loro ottimismo che si riflette nel titolo del volume, "Sai che tornerò", come hanno scritto più volte nelle lettere ad amici e familiari. Le tre autrici si erano date una missione: preservare l'umanità nella sua interezza.
Scrive Nadia Fusini nella sua introduzione: “Questo libro si offre a noi come la guida utile e necessaria a pensare il nostro presente, e a riflettere sul pericolo di vita e di morte, che sempre incombe nel mondo…”.

 

Alla mia collezione di opere di Goliarda Sapienza, ho aggiunto “Scrittura dell’anima nuda. Taccuini 1976-1992", recentemente pubblicato da Goliarda SapienzaEinaudi.
La voce di una donna unica e multiforme. Un racconto lungo quasi vent'anni vitale come L'arte della gioia. «Ricordare è tutto: l'etica fondamentale della vita». È con questa consapevolezza che l'esperimento giocoso di compilare taccuini diventa per Goliarda Sapienza un'abitudine, un esercizio letterario e mnemonico, e infine un vizio di cui non può fare a meno. Nelle ottomila pagine di quaderni, agende, fogli irregolari, si trova la sua vera voce. Quella riservata a se stessa,Scrittura dellanima nuda intima e diretta, che allo stesso tempo confida al lettore la sua storia, senza omettere nessun dettaglio: gli umori incostanti, gli inciampi e le sorprese nella quotidianità e nella scrittura, gli autori più amati e i viaggi che hanno modificato per sempre la percezione dello spazio. Tra le pieghe degli appunti spiccano poi le riflessioni politiche e l'analisi delle differenze generazionali. Ma è sicuramente il tocco personale e profondo di Goliarda a illuminare e rendere preziosi i suoi taccuini. A cura di Gaia Rispoli. Prefazione e Ritratto di Goliarda Sapienza a cura di Angelo Pellegrino.
Vale la pena ricordare che in Italia il suo capolavoro “L’arte della gioia” venne rifiutato da molti editori perché giudicato immorale. Nel 1994 Stampa Alternativa pubblicò la prima parte. Nel 1998, a 22 anni dalla stesura iniziale, Angelo Pellegrino decise di far pubblicare la versione integrale a proprie spese e in un numero limitato di copie (circa un migliaio), sempre da Stampa Alternativa.

 

Hiroko OyamadaEd ora “La buca” di Hiroko Oyamada, traduzione dal giapponese di Gianluca Coci, Neri Pozza editore. Vincitrice del premio Akutagawa, il più importante Premio letterario giapponese, già vinto da Mieko Kawakami e Oe Kenzaburo, Hiroko Oyamada è una delle autrici più interessanti del panorama letterario giapponese contemporaneo. Finalista del Locus Award, già vinto da Michael Chabon e Dan Simmons.
“La buca” ricorda Lewis Carroll e David Lynch. Il marito di Asa sta cambiando lavoro e il suo nuovo ufficio si trova vicinoLa buca alla casa di famiglia in campagna. Durante un'estate eccezionalmente calda, la giovane coppia si trasferisce, e Asa fa del suo meglio per adattarsi rapidamente alla nuova vita rurale, alla lontananza, alla presenza costante dei suoceri e al ronzio incessante delle cicale. Mentre suo marito è consumato dal suo lavoro, Asa è lasciata a esplorare l'ambiente circostante da sola: fa delle gite al supermercato, cerca senza entusiasmo un impiego e cerca di trovare modi interessanti per ammazzare il tempo. Un giorno, mentre fa una commissione per sua suocera, si imbatte in una strana creatura, la segue sull'argine di un fiume e finisce per cadere in un buco che sembra essere stato fatto apposta per lei. Questa è la prima di una serie di esperienze bizzarre che spingono Asa più a fondo nei misteri di questo paesaggio rurale pieno di personaggi eccentrici e creature non identificabili, portandola a mettere in discussione il suo ruolo in questo mondo, e alla fine, la sua sanità mentale.

 

Nella Biblioteca Adelphi arriva la nuova edizione di “Tempesta di giugno” di Irène Némirovsky, traduzione di Laura Frausin Guarino, Teresa Irene NemirovskyLussone.
Ha scritto Pietro Citati “Irène Némirovsky possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano”. Per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di “Suite francese” in Italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sarà una sorpresa e un dono: perché potranno finalmente leggere la “seconda versione”– dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati – del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia,Tempesta di giugno rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad Auschwitz. Una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la Francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, Denise, avrebbe devotamente decifrato. Qui, nel narrare l’esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco – piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati –, Némirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a dipingere, sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo più sostenuto – e riesce a trattare la “lava incandescente” che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicità.

 

Concludo con “Blu come te” di Benjamin Myers, traduzione di Tommaso Pincio, BolIati Boringhieri Editori.
Nel cuore dell’inverno innevato, in un piccolo paese dello Yorkshire, la giovane Melanie Muncy scompare. La polizia manda a investigare il suo uomo migliore, l’ispettore Jim Brindle: ossessivo, taciturno, solitario, nessuno è più implacabile di lui nel perseguire la verità.
Blu come teAnche Roddy Mace, in forze al giornale locale dopo aver sacrificato un’importante carriera da reporter a Londra, è interessato al caso, che potrebbe offrirgli un’occasione di riscatto.
Non è semplice condurre un’indagine all’interno di una comunità estremamente riservata, dove sono in troppi a vivere esistenze nascoste. Come Steven Rutter che, solo e indigente, abita in una casa isolata da tutti, conosce la brughiera circostante come nessun altro, e protegge segreti sconvolgenti anche per lo scafato ispettore.
Il perseverare di Brindle e Mace finirà per scuotere l’assetto della comunità e rivelare verità insospettabili.
Autore e giornalista, tradotto in diverse lingue, Benjamin Myers, con un intreccio mozzafiato ambientato in luoghi densi di atmosfera, accompagna il lettore in un tour de force avvincente e spaventoso, confermandosi, dopo il successo di “All’orizzonte”, tra gli scrittori più bravi ed eclettici della narrativa inglese contemporanea.

Buona lettura.
MZ