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Woolf: una testimonianza del suo amore per ogni dettaglio della vita

 Nell’intervista Elena Munafò racconta come ha scelto il carteggio che ha dato vita a "Scrivi sempre a mezzanotte – Lettere d’amore e desiderio". 

 

Nella nuova scelta delle lettere tra la grande scrittrice inglese e la sua “compagna” di strada, non solo l’amore tra due donne, ma anche uno scambio culturale e di sensibilità – sociale e letteraria –, che ne fanno una testimonianza più che unica del secolo alle nostre spalle.

D. Nel 2017 "Il sublime e il modernismo. Eliot, Joyce, Woolf", per l’editore Carocci, un saggio che è una sorta di avvicinamento alla raccolta epistolare di quest’anno “Scrivi sempre a mezzanotte – Lettere d’amore e desiderio”, per l’editore Donzelli, opera della quale lei è curatrice e che raccoglie una parte sostanziale del carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackwille–West.
A quando data il suo interesse per la scrittrice inglese?
R. È iniziata quasi per caso, tanti anni fa, quando un’amica mi prestò Una stanza tutta per sé, aprendomi la porta sulla sua scrittura più politica.Poi sono venuti i romanzi e sono rimasta rapita dai mille fili della La signora Dalloway, e da lì mi sono lanciata verso Al faro, Orlando, Le onde… Per cercare di andare più a fondo nella comprensione di queste opere così ricche, che si prestano a diversi livelli di lettura, ho iniziato ad affacciarmi all’universo della scrittura privata, quella delle lettere e dei diari, da cui è poi nata l’avventura di questo libro.

cover scrivi sempre D. Esistevano già in italiano alcune edizioni delle lettere di Virginia Woolf, basti citare la monumentale opera edita da Einaudi e non ancora, dopo decenni, giunta a compimento. Ma La Tartaruga, anni addietro, aveva a sua volta edito una parte di quelle indirizzate da Vita a Virginia e per finire anche l’Archinto aveva edito le celebri quattro lettere di Virginia a Vita, scoperte casualmente in uncomò di quest’ultima, dopo la sua morte.
Eppure questa raccolta ha una particolarità, al lettore è data la possibilità di leggere lo scambio, con botta e risposta, tra le due donne. Come le è venuto in mente?
R. L’idea che ha guidato la scelta delle lettere è stata proprio quella di provare a restituire la vitalità e l’intensità del dialogo tra queste due donne, che nelle altre pur bellissime edizioni si coglieva forse troppo poco. Per questo abbiamo deciso, insieme a Nadia Fusini e Sara De Simone, di concentrarci su alcuni momenti fondamentali della loro storia e del carteggio, e di restituirli integralmente, pubblicando grappoli di lettere collegate tra loro, come in una conversazione ininterrotta. In questo modo abbiamo isolato alcune scene luminose e di senso compiuto, che permettono di immaginare la bellezza del quadro completo. Inoltre abbiamo voluto valorizzare le lettere dell’ultimo periodo, inedite in italiano, che mostrano come l’amore tra queste due donne sia un fuoco che continua a riscaldarle fino agli ultimissimi giorni della vita di Virginia.

D. Come definirebbe, stando ai materiali da lei raccolti, il rapporto tra una delle massime scrittrici del novecento e la nobildonna Vita? Se dovesse in poche battute definire Virginia e Vita, i loro caratteri, la loro essenza, e ovviamente la realtà affettiva anche della loro relazione, cosa ci racconterebbe?
R. Sicuramente si tratta di una bellissima storia d’amore, che accompagna le due donne, in modo diverso, lungo vent’anni della loro vita. Una storia che si costruisce attraverso le lettere che si scrivono, e che con le parole cresce e si alimenta: non dobbiamo dimenticarci che entrambe erano scrittrici, seppur molto diverse, e che Vita era una delle autrici di maggior successo della casa editrice che Virginia aveva fondato con il marito Leonard, la Hogarth Press. Vita per Virginia è una fonte di gioia, una scintilla che la fa nascere nel corpo e che le insegna cosa possa essere l’amore, sotto ogni punto di vista. È per lei un’amazzone che cavalca il mondo e, insieme a lei, anche Virginia sente di vivere più intensamente. La affascina inoltre la sua nobiltà, il suo essere un’aristocratica coperta di perle e piume, e una “vera donna”, una cosa che Virginia dice di non essersi sentita mai. Per Vita, Virginia è invece una creatura meravigliosa, in grado di innalzare la sua mente e di spingerla a trovare la propria voce di scrittrice, ma è anche una bambina da coccolare e da coprire di doni. Pur non essendo un animale fedele, Vita non può far a meno di tornare sempre da Virginia, che dal canto suo, decide di battere le sue rivali su un terreno su cui sa di poter vincere, quello della creazione letteraria. Trasformerà Vita in Orlando, protagonista di uno dei suoi libri di maggior successo.

D. In Inghilterra e in Francia i lettori hanno avuto la possibilità di leggere integralmente (senza le omissioni di Leonard Woolf, marito della scrittrice) il diario di Virginia Woolf, lei crede che si la si può definire una scrittrice omosessuale? Cosa rappresenta, nell’ambito della sua opera, “Orlando” cui spesso fanno riferimento le due donne nel loro carteggio?
R. I diari e le lettere della Woolf sono materiali straordinari: non solo sono molto belli, ricchi e sorprendenti, ma costituiscono un repertorio utilissimo per avvicinarsi al cuore della sua scrittura. Le lettere su Orlando, ad esempio, ci dicono tantissimo sul processo di creazione letteraria della Woolf, ma anche sulla sua capacità di giocare con la realtà e con la storia: nato come un capriccio e come uno scherzo tra amanti, il libro diventa anche un pretesto per sovvertire i canoni del genere biografico, raccontando la vicenda fantastica di un essere che nasce uomo nell’Inghilterra elisabettiana e diventa poi donna, senza mutare la propria identità, attraversando quattro secoli di storia e avendo sempre trentasei anni, l’età che aveva Vita al momento dell’uscita del romanzo.

D. La letteratura e l’amore legarono e divisero queste due donne, oltre al carattere così diverso, eppure in quegli stessi anni una Gertrude Stein, in Francia, non esitava a condividere la sua vita con un’altra donna, e a scrivere una letteratura cui la Woolf faceva elena-munafo-biofatica ad avvicinarsi: “(…) Gertrude Stein che tocco e ritocco con la punta delle dita, ma non apro.” [Virginia Woolf lettera a Vita del 24 agosto 1925]. Stiamo citando la massima espressione femminile in ambito letterario.
Qual è la sua opinione?
R. Rispondo qui anche all’ultima parte della domanda precedente: rispetto al fatto di considerare la Woolf una scrittrice omosessuale, credo che sarebbe riduttivo descrivere con un’unica etichetta un personaggio come lei. Sicuramente Virginia era una donna amava le donne, ma credo che la sua idea di genere fosse legata al tema della mente androgina, così come lo descrive in Una stanza tutta per sé. Secondo la Woolf, in ogni essere umano convivono una parte femminile e una maschile: l’una o l’altra possono essere predominanti, ma solo una mente androgina, che contiene entrambe le dimensioni, può analizzare il mondo in tutti i suoi aspetti. È dalla mente androgina che nasce, inoltre, la creazione artistica.
Rispetto al rapporto con la Stein, credo che la sua resistenza fosse dovuta più allo sperimentalismo della scrittrice americana, che si muoveva in direzioni diverse anche se in qualche modo complementari a quelle da lei intraprese, piuttosto che alla sua dichiarata omosessualità. Tra gli amici di Bloomsbury vigeva una spregiudicata libertà sessuale, che a Virginia, superato l’iniziale pudore, divertiva moltissimo.

D. Di fronte al corpus completo della produzione epistolare della Woolf cosa rappresenta, per il lettore italiano, questa scelta da lei fatta? Rimpiange qualche omissione?
R. Le lettere della Woolf sono talmente belle che ogni rinuncia è stata un po’ dolorosa, ma avendo impostato dei criteri chiari di selezione abbiamo agito di conseguenza. Rispetto al corpus intero delle lettere, credo che questo epistolario abbia il merito di restituirci alcuni aspetti del carattere della scrittrice, consentendoci di conoscere il suo lato più giocoso, ironico, malizioso e tenero. Inoltre, dalle lettere è chiaro l’amore che Virginia Woolf aveva per ogni dettaglio della realtà e dell’esistenza, un amore che anche nei momenti più scuri della sua malattia non l’abbandona mai.
(intervista a cura di Flaminia P. Mancinelli)

Chi è Elena Munafò
Dottoressa di ricerca in Letterature comparate alla Sapienza di Roma, si occupa di letteratura del Novecento, con studi dedicati in particolare a intertestualità, influenza letteraria e riscrittura. Autrice di articoli e saggi dedicati, tra gli altri, a T. S. Eliot, James Joyce e Virginia Woolf, ha pubblicato con Carocci la monografia dal titolo Il sublime e il modernismo (2017). Nel 2019 ha curato il volume Scrivi sempre a mezzanotte. Lettere d’amore e desiderio di Virginia Woolf e Vita Sackville-West. È socia della Fondazione Valla e della Italian Virginia Woolf Society. Dal 2008 lavora alla Donzelli editore, oggi come responsabile della segreteria editoriale.

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