"Mai più"

Io e la lettura, piccola cronaca degli effetti di un articolo

sulla fragile emotività di una mortale qualsiasi

 

 

Da anni, e sempre più, le mie letture sullo schermo del pc o del tablet sono diventate frammentarie. Leggo il titolo, qualche volta il sommario, quasi sempre l’incipit e poi come un’ape con il bocciolo di un fiore, vado a cercare nel testo che ho davanti ciò che mi ha attratta. Perché c’è sempre qualcosa che funziona da richiamo, e alle volte è irresistibile e altre quasi inconscio. Così, mentre con i libri – a meno che non siano noiosi, banali, barocchi – ancora arrivo alla fine, con gli articoli porto avanti la mia lettura a canguro. Salvo, se mi conquista, ricominciare dall’inizio e rileggerlo parola per parola.

Oggi sono inciampata – perché oramai scelte e volontà sono fenomeni sempre più rari per quanto siamo bombardati dalla comunicazione di news, cronache, video, immagini – in un articolo di una scrittrice che in realtà detesto. Della quale più di dieci anni fa ho anche acquistato un libro, perché trattava di argomenti che mi erano vicini, ma che poi non ho mai trovato la voglia di leggere. Quindi, a rigor di logica avrei dovuto passare oltre, e invece come avrebbe potuto accadere a quanti incontravano il canto ammaliante delle sirene, due paroline mi hanno accalappiata: “mai più”.
D’accordo, oramai da anni vivo sepolta nel lutto che mi ha strappato di colpo l’Amore della mia vita, un lutto che – oramai ne sono certa – né elaborerò né rispetto al quale avrò la volontà di andare al di là… ed è stato quindi scontato che quel mai più mi abbia attirata alla lettura.

Cosa succede quando leggiamo?
Quanto l’atto di leggere è un’uscita dal nostro “io” e quanto, invece, una ricerca di noi stessi nelle pagine di un altro. Quanto è forte il desiderio di conoscenza e quanto, ancora più forte, è il desiderio di specchiarci?
Nell’articolo della scrittrice che non amo, il plot si focalizza sul primo incontro fisico (sessuale, anche) tra due esseri umani. Un momento che può essere “perfetto” e, come tale, irrepetibile. Da questo il “mai più” di cui sopra.
Così, questa volta, è stato più forte di me: sono tornata al momento perfetto con l’Amore della mia vita. Con la forza straordinaria del pensiero l’ho rivissuto, nitido e cristallino come stesse accadendo nel Tempo presente, ed ho compreso che non bastava. C’era l’alba di quella notte d’amore, il cielo azzurro sul quale mi ero affacciata, e il suo sguardo che si univa al mio.
Il rompersi di una cascata, una diga che niente e nessuno avrebbe “mai” potuto trattenere è seguita a quelle prime immagini.
Un fiume di ricordi che “mai più” potrò rivivere con il mio Amore,
e senza vergogna ho lasciato che le lacrime mi annebbiassero lo sguardo che non poteva più trovare Lei.
"Agápe va oltre. È l’amore che dà invece di prendere, l’amore che si fa piccolo invece di occupare tutto lo spazio, l’amore che vuole il bene dell’altro piuttosto che il proprio, l’amore svincolato dall’ego."
(Emmanuel Carrère, Il regno)

F.P.M.

 

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