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Leggere, secondo Carlo A. Martigli

 

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Scrittore, sceneggiatore e giornalista è un lettore attento ed esigente. Nei libri non cerca solo la storia ma anche emozioni e interesse in grado di generare un cambiamento. E agli editori rivolge qualche critica.

 

D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. Niente di più rilassante che leggere un (buon) libro, ma amo anche il cinema, e la televisione la uso quasi esclusivamente proprio per vedere dei film.

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. In poltrona, a letto, alla scrivania, sull’autobus, in treno, nelle sale d’aspetto, al mare e in montagna, mi dispiace solo non poterlo fare quando guido… L’importante è leggere. Il luogo preferito è comunque in campagna, in mezzo al verde, su una sedia a sdraio.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. Più che un diritto, lo definirei un dovere, a meno di non provare piacere nella sofferenza. Mi è capitato non poche volte, di non finire un libro: con La Solitudine dei Numeri Primi (splendido titolo, peraltro) di Paolo Giordano, con I Versetti Satanici di Salman Rushdie, con Harmoniae Celestis di Peter Estarhazy. Anche in questo caso fui colpito dal titolo, ma dopo un inizio travolgente, mi assalì una noia mortale.

D. Qual è il libro -o i libri- che più hai amato? E quello o quelli che si sono rivelati una delusione?
R. Libri amati ce ne sono molti, a parte i miei che a volte rileggo (veramente) con il piacere del lettore. L’opera al Nero di Marguerite Yourcenar, Le Nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso, Il Club Dumas di Arturo Perez-Reverte sono tra i più amati. E tutto Shakespeare, per quanto possa sembrare banale. A volte apro a caso un volume che comprende tutte le sue opere, leggo un paio di pagine e mi chiedo perché scrivere ancora, ha già detto tutto lui! Mi deluse molto invece Il Cimitero di Praga di Umberto Eco: speravo di ritrovarvi lo stile di Il Nome della Rosa e invece mi sono imbattuto in un’opera solo intellettuale, senza emozioni.

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. Scrivere è comunicazione e questa è l’arte di modificare il comportamento. Per cui in un libro cerco il mio personale cambiamento, che si attua attraverso l’emozione e l’interesse. La copertina è importante, così come il titolo, perché è l’immagine che può catturare o meno l’intenzione di acquisto da parte del lettore. Purtroppo mi interessa sempre meno l’autore, perché il panorama generale è sempre più deludente. La bandella è una cartina di tornasole, perché, tra le righe, riesci a capire se è il contenuto è banale o un’operazione di marketing oppure anticipa una storia avvincente.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. La curiosità è il motore principale della mia vita, e imparare un must. Per cui quasi ogni argomento (perfino la matematica di cui sono profondo ignorante) può diventare fonte di piacere. La storia è però l’argomento che prediligo, anche come maestra perché da questa diventa possibile se non facile comprendere il caos odierno. Gli editori di un tempo, i signori Longanesi, i signori Mondadori, i signori Feltrinelli, che erano curiosi e intelligenti, rischiavano in proprio se ritenevano un libro interessante, a prescindere dal suo potenziale valore economico. Oggi l’editore è solo una SpA che ha (lo dice il codice civile) come solo scopo il lucro. Si pubblicano (e si vendono) porcate allucinanti (tipo le pseudo erotiche Sfumature di nero, rosso e grigio) magari solo perché l’autore è o è diventato un personaggio televisivo, anche becero, ignorante e illetterato.

D. E per finire cosa pensi degli e-book? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. In Germania e in altri paesi l’e-book è considerato (e promosso) come un traino per il cartaceo. Si legge il primo su tablet, se piace viene comprato appunto il cartaceo, per conservarlo. In Italia (quota 3% circa) viene invece considerato solo come “costo minore”; ed è un errore, anche perché chi legge e-book (su e-reader, tablet e computer) è solitamente di censo almeno medio. L’e-book è comodo e si salvano degli alberi, ma…deve cambiare la mentalità di vendita.

D. Li utilizzi?
R. Leggo gli e-book per comodità, quando vado in vacanza o sto fuori per lavoro, evitando di portarmi pesi, ma vedere il libro come materia, sentire l’odore della carta, poterlo toccare e manipolare mi dà un piacere ineguagliabile.

Chi è Carlo A. Martigli
carlo-a-martigliScrittore, sceneggiatore e giornalista, i suoi best seller sono stati tradotti in ventitré lingue, cinese compreso. “999 L’Ultimo Custode” (Tea) “L’Eretico” (Tea), “La Congiura dei Potenti” (Longanesi) “La Scelta di Sigmund” (Mondadori) sono i suoi romanzi più venduti al mondo. In uscita a brevissimo, “Il Settimo Peccato” (Mondadori), un legal- thriller ambientato nella Venezia del 1503. Come autore per ragazzi, Martigli ha anche scritto ventiquattro horror per la collana Super Brividi e due recenti romanzi young/adult: “L’Apprendista di Michelangelo” (2017) e “La Custode di Leonardo” 2018), entrambi con Mondadori. Giornalista, conduce da anni una rubrica di opinioni – “L’Eretico” - su Repubblica (edizione ligure). Dopo un paio di partecipazioni a film d’impegno, si è di recente cimentato dietro la macchina da presa con un corto destinato a un concorso internazionale. Toscano, Martigli, vive e lavora a Genova.

 

 

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