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Leggere, secondo Valeria Corciolani

 

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Grafica e illustratrice con due passioni: leggere e scrivere. Non c’è limite alla sua voglia di lettura, grazie all’ebook, in vacanza può portare un’enorme quantità di libri.

 

 

D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. Leggere, da sempre. È un po’ quella che la Woolf chiama “la stanza per sé” e di cui non riesco a fare a meno, neppure per un giorno solo.

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. Ovunque, tranne che seduta alla scrivania. Il luogo ideale non esiste in realtà: leggo in treno, in auto, al mare, mentre mescolo il budino e in ogni pausa o tempo morto che me lo consenta e ammetto che l’avvento del digitale in questo senso si è rivelato di una comodità estrema. Esiste però il mio momento preferito che è la sera, a letto: mi immergo in storie non mie e lì, tra le pagine, mi ripulisco dai pensieri. Le idee migliori mi vengono proprio appena spengo la luce.

  

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. Diritto sacrosanto a cui però ho aderito solo da poco e sempre lasciando una seconda possibilità. Prima arrivavo in fondo, comunque e quantunque, per una sorta di educazione atavica forse, tipo quella faccenda assorbita da bambini quando ti dicono che devi finire tutto quello che hai nel piatto, anche se non ti piace. Ora se un libro non mi “agguanta” lo abbandono, ma nel tempo ci riprovo, sono convinta che i libri siano impastati con il tuo vivere e a volte capita di leggerli solo nel momento sbagliato, per questo offro sempre una seconda chance. Poi ci sono i libri scritti proprio male (e oggi capita sovente, purtroppo) e quelli son tranciati via senza rimpianto.

D. Qual è il libro -o i libri- che più hai amato? E quello o quelli che si sono rivelati una delusione?
R. Libri amati tanti, tantissimi e sono una che rilegge volentieri proprio perché i libri che amo di più non vivono solo della trama (che ormai conosco) ma della bella scrittura, del respiro delle parole, del pulsare vivo dei suoi personaggi. Rileggo per scoprire nuove sfumature e rigustare il piacere del viaggio tra le loro pagine. Solo per citare alcuni autori: Daniel Pennac, Fruttero & Lucentini, Michela Murgia, Margherita Oggero… ma son tanti e non citarli tutti mi fa sentire in colpa, ecco. E poi i classici che mi hanno fatto innamorare della lettura Tolstoj, Simenon, Svevo, Pirandello...
Quanto alla delusione, beh, non è stato il libro a deludermi ma l’autore: amavo moltissimo i suoi romanzi e poi conoscendolo si è rivelato così vanesio e irritante da non riuscire a leggerlo più. Ma il suo nome non lo rivelerò mai e poi mai!

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. In un libro cerco la scrittura che mi avvolga e mi catturi, la trama non è fondamentale, è il tratteggio dei personaggi, l’atmosfera, il respiro dei luoghi a fare la differenza. Ciò che mi attira, per deformazione professionale credo, è la copertina che mi spinge a prenderlo in mano per sbirciarne la bandella e qualche pagina. Ultimamente però le copertine si somigliano tutte, fatto che rispecchia la tragica involuzione dell’editoria italiana: un appiattimento di generi, contenuti, copertine e argomenti. Un romanzo va? E allora ecco che parte l’invasione dei cloni.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. Ogni argomento diventa appassionante se è ben scritto, io non ho mai amato il fantasy eppure la Rowling è riuscita a farmi leggere tutti i suoi sette (sette, capite!) Harry Potter, e con gusto.
Gli editori italiani considerano poco il coraggio di osare: osare con generi ibridi e non rigidamente classificabili, osare con scritture originali, osare senza ostinarsi a seguire l’onda (che inevitabilmente si ritira) e poi dovrebbero credere di più nell’intelligenza del lettore.

D. E per finire cosa pensi degli e-book? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. Ero un’irriducibile della carta, lo confesso, ma per carattere sono una che aborre il pregiudizio, quindi ho provato il digitale e con grande soddisfazione.
Diciamolo, queste diatribe digitale\cartaceo non hanno molto senso: ciò che conta veramente è LEGGERE, il come e dove non importa. Uno non potrà mai soppiantare l’altro perché sono due facce di quella meravigliosa realtà che si chiama LIBRO.
Gli e-book sono pratici, leggeri, in vacanza ho finalmente tutta la valigia a disposizione (che prima tre quarti era dedicata ai libri) e in casa poi ho libri ovunque, anche in bagno, per dire che stava diventando davvero complicato stivarne ancora. Con questo il cartaceo lo compro ancora e lo amo, perché mi piace andare in libreria, perché certi sono proprio belli da vedere, da mostrare e da toccare e perché l’unica pecca dell’e-book è che non te lo puoi fare autografare, mannaggia…

D. Li utilizzi?
R. Sì, per me che leggo ovunque è davvero comodo: pesa niente e contiene più romanzi di una libreria a quattro pareti. Ho il modello basico, quello che richiede la luce esterna e alla vista sembra proprio di leggere la pagina di un tascabile, si può ingrandire, sottolineare, evidenziare e fare le “orecchie” all’angolo della pagina senza patire (ebbene sì, non sopporto i libri rovinati e ciancicati, mi dà proprio un dolore fisico), sull’e-book lo faccio senza remore e le posso richiamare in modo pratico e veloce.

Chi è Valeria Corciolani
È nata e vive a Chiavari. Laureata in Belle Arti, lavora come grafica/illustratrice e conduce corsi per avvicinare i bambini e adulti all’arte e alla creatività. Si occupa di fotografia, allestimenti e complementi di arredo in eco-design. Zitta zitta, si mette a scrivere e nel 2010 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Lacrime di coccodrillo. Nel 2012 si cimenta con il racconto Il gatto l’Astice e il cammello (Antologia “Giallo Panettone”, Mondadori) e si diverte moltissimo, tanto che ne scrive un altro, Mephisto (Antologia “Animali noir”, Falco Editore). Con Emma Books pubblica Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), il racconto Pesto dolce – la ricetta della possibilità e La mossa della cernia e Acqua passata è il suo ultimo romanzo uscito per Amazon Publishing.

Se lo desiderate potete leggere la recensione di Acqua Passata.

 

 

 

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