La Guerra degli e-book e la Lettura Liquida

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La Guerra degli e-book si amplia, coinvolgendo altri settori della filiera editoriale. Il fronte degli editori è, dopo gli ultimi trionfi di Amazon e Apple, in evidente subbuglio. Manca una strategia comune tra coloro che per decenni si sono arrogati il diritto di selezionare quali tra le opere dell'umano ingegno avesse diritto ad essere diffuso e quali a perire nell'oblio dei misconosciuti. 

 

 

 

Alcuni editori senza esitazione alcuna si erano arroccati nelle loro casematte, dove certi delle antiche fortificazioni avevano Libro
deciso di continuare a stampare su carta, bombardando foreste vergini per procurarsi la materia prima e perseverando a produrre scorie e montagne di carta da macero. Questo gruppo di editori fondamentalisti erano rassegnati da tempo, sostenevano infatti da sempre che non c'era modo di convincere la gente ad abbandonare giochi di ruolo, con scenari in 3D, film in HD e surround per convogliarli davanti alla miseria di una pagina a stampa di un libro. Erano ormai anni che il cespite del loro business si alimentava con i sussidi dello Stato e con marchingegni stratosferici che i loro commercialisti riuscivano a trasformare in profitto. La loro guerra all'editoria digitale era senza quartiere e aldilà del tempo.

Altri editori avevano invece scelto la subdola via dello spionaggio, e in breve tempo avevano allestito nuove filiere legate all'e-mare di libri
book che mutuavano quanto in anni di lunga realizzazione gli avversari avevano allestito. Solo che quello che gli editori digitali avevano creato era frutto di lunghe sperimentazioni e verifiche sul campo; un meccanismo (una filiera) collaudato e testato in ogni minimo passaggio. Tutto ciò, evidentemente difettava nelle filiere improvvisate, allestite dagli editori che si erano affidati alla delazione e ai rapporti di informatori clandestini.

E poi, per fortuna, c'era una minima parte di editori intelligenti che, avendo da sempre interpretato il loro lavoro come una missione culturale, non aveva esitato ad avvicinarsi all'editoria digitale con interesse e curiosità. Questi avevano compreso da subito le potenzialità del nuovo mezzo, rispetto alla tradizione cartacea, ma ne avevano anche visto i limiti (la nulla o scarsa capacità rispetto ai libri d'arte). Essi si erano rimboccati le maniche e avevano aggredito il problema alla radice, arrivando in breve tempo a una conclusione incontestabile: gli e-book non avrebbero segnato la fine della lettura, anzi, chi amava leggere -se si fossero evitati cartelli e lobby- ne avrebbe ricavato vantaggi evidenti. Più libri a un prezzo minore. Più semplice la diffusione e la distribuzione. Ogni lettore avrebbe potuto portare in tasca -nel suo e-reader- una biblioteca di diverse centinaia di volumi sempre a disposizione. Per non parlare poi dell'eterno problema dei fuori-catalogo, un argomento che assillava da sempre gli editori intelligenti: orgogliosi del loro lavoro, erano però condannati a vederlo in breve confinato nell'esistenza di pochi collezionisti o ricche biblioteche nazionali. Con quali mezzi mantenere disponibile un catalogo di centinaia di opere che magari leggevano solo in pochi e con discontinuità?
L'e-book, per sua stessa natura, risolveva tutte queste problematiche. Ma non era alternativo alla stampa tradizionale, semmai la integrava là dove i libri cartacei avevano mostrato da tempo i loro limiti.
E dove non arrivava, gli editori intelligenti sapevano di poter ricorrere al Print-on-demand, alla stampa su commissione.


Mentre Pippo, l'inviato embedded, osservava l'allargarsi del fronte belligerante, fu colpito da un pensiero: ma gli Stati sovrani, democraticamente eletti dai popoli, che posizione avrebbero assunto di fronte alle truppe dell'editoria digitale?
Certo non avrebbero potuto continuare a lungo nella loro politica dell'indifferenza, servivano leggi intelligenti per regolamentareLettura Liquida
il settore, e non solo: il welfare poteva subire dei notevoli contraccolpi. Pippo considerò la battaglia dei prezzi e i librai, ma non solo. C'erano anche i lettori. Tutti questi soggetti di lì a poco si sarebbero trovati gettati senza ciambelle di salvataggio nella distesa della Lettura Liquida, con il rischio di affogarvi.


Ecco. Il cronista embedded capì cosa doveva annotare sul Moleskine quella notte.
Scrisse, a mo' di titolo, La Lettura Liquida e per quasi un'ora scrisse le sue impressioni su ciò che sarebbe potuto accadere negli anni post-bellici, quando a conclusione di quella insulsa Guerra degli e-book, tra le macerie della cultura qualcuno avrebbe iniziato a ricostruire.
L'editoria digitale, libera dai legacci della carta e della sua filiera, sarebbe stata libera di proporre ai lettori le sue pubblicazioni aldilà del tempo e dello spazio, offrendo Letture liquide e quindi del tutto scollegate al tempo di produzione e ai luoghi. Nessuno più -secondo le intenzioni dell'editoria digitale- avrebbe dovuto sentirsi obbligato a leggere i volumi proposti sulle mistificate classifica di vendita, ma ciascuno anzi sarebbe stato incoraggiato a costruire personali percorsi di lettura.

Chi avrebbe salvato l'umanità -dopo la Società liquida e l'Amore liquido teorizzati dal sociologo Zygmunt Bauman- dalla Lettura Liquida?
Ma soprattutto, quali avrebbero potuto essere le conseguenze sullo sviluppo evolutivo della specie umana?
L'inviato a Bookgrad non poté fare a meno di avvertire l'incipiente smantellamento delle sue ultime sicurezze, quelle che fino a quel momento neppure la Guerra degli e-book aveva minimamente scalfito. Intravvide se stesso e l'umanità tutta perdersi in un infinito labirinto di personali conoscenze, un labirinto di fragilità e particolarità infinite, ed ebbe paura.
Da Bookgrad, il corrispondente

 

Precedenti reportage da Bookgrad:  

◊ -  Il 17 ottobre 2012, La battaglia dell'1,99  →  leggi 

◊ -  Il  7 novembre 2012, Il fronte di guerra si allarga  →  leggi

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