Scripto-scriptoris

 

 
scrittrice1



Scrittore?
Da un Gruppo su Facebook,
qualche spunto per una riflessione molto attuale

 

 

 



Su un Gruppo di Facebook [Scrittori sperduti nell'isola che non c'è, che trovi qui →], aperto da un’amica virtuale che stimo, nei giorni scorsi, un iscritto ha postato: Perché “scrivere” non vuol dire automaticamente essere uno “scrittore”.

Una frase lapidaria, posta come titolo a un intervento cui il Post rinviava.

Il post era firmato da un certo Michael Kozlowski, che proprio (scusatemi) io non sapevo chi fosse. Ho fatto una rapidaisola
ricerca sul Web –e tra i profili di elettricisti e di direttori marketing sparpagliati sul pianeta, credo di averlo individuato in un signore canadese che si definisce: Media Director at Good E-Reader, ovvero un Director del settore Media presso la Good E-Reader. Lascio a voi ulteriori approfondimenti...

Ma veniamo al testo di questo signor Kozlowski. 
Già nel primo paragrafo non mi piace questa dichiarazione: “chiunque può scrivere qualcosa”   
E, poco sotto, una domanda: “che differenza c’è fra “uno che scrive” e uno “scrittore”?” che necessiterebbe di un ulteriore interrogativo: Sono dunque due figure diverse “chi scrive” e uno “scrittore”?

Stimolante senz’altro continuare nella lettura [che trovate in questa pagina →], anche se purtroppo si tratta di una traduzione senza (al momento) un link al testo originale, che quindi non ci permette di leggere in originale. Quindi certe affermazioni di M.K. occorre prenderle con le “pinze”…
Ma c’è un affermazione che davvero non condivido, quando il signor Kozlowski, scrive:
“Diverse associazioni come Romance Writers of AmericaCanadian Writing Union o Published Authors Network accettano nelle loro fila scrittori indipendenti. Persino la prestigiosa Science Fiction Writers of America sta cambiando il proprio regolamento per consentire ai self-publisher di entrarne a far parte. Però, per diventare membri di queste associazioni, è necessario dimostrare di ricavare annualmente una certa somma dalla propria attività di scrittura.”

Un iscritto al Gruppo ha postato un proprio intervento: writing

Mario: ”Io ho preso a prestito la definizione di mio zio Francesco, sono uno scrivente e considero scrittore chi lo fa come mestiere. Se poi vogliamo entrare in un discorso di qualità, ho più di un dubbio e mi terrei fuori dalla mischia.”

A questo punto anch’io ho inserito nel Gruppo creato da Cetta De Luca, in rapida successione questi tre interventi:


Primo Post 
«Chi giudicava le tele di Monet e compagni "Opere d'Arte", tra i loro contemporanei? 
Già, perché poi... dopo... Ma al loro tempo, secondo l'aria che tirava, non erano neppure "pittori".

La disamina se uno è uno "Scrittore" potrebbe copiare la tesi di tuo zio, ma la troverei un po' "impossibile" dato che in Italia -e non lo dico io- di persone in grado di mantenersi con i diritti d'autore maturati dalla sola pubblicazione di un loro libro ce n'erano quattro (il defunto Bevilacqua, Luciano De Crescenzo, Roberto Saviano e Sveva Casati Modignani). Gli "altri" sopravvivono facendo marchette in tv o scrivendo su MassMedia di vario genere e non solo di letteratura [ne conosco persino che sbarcano il lunario compilando Oroscopi... sic!]

C'è poi il discrimine legato alla Pubblicazione...
Per prima cosa, oggi, c'è la tradizionale pubblicazione cartacea cui si affianca quella in digitale [so già di 2 case editrici a distribuzione nazionale che pubblicano alcuni autori solo in e-book], e poi dello Stato dell'Arte dell'Editoria italiana ne vogliamo parlare? Per quanti Editori, gentile Mario, ti sentiresti di spezzare la tua lancia?

moravia  albertoE in ultimo, ma non per ultima, mi viene in mente la famosa distinzione che faceva il buon Alberto Moravia tra Scrittori e Narratori.
Grazie all'avvento del Self Publishing, a molte persone è stata offerta la possibilità di dare un "corpo" alle proprie "esternazioni", quel dolore che covavano dentro, l'insoddisfazione ma anche il punto di vista del signor Nessuno hanno avuto agio di un mezzo tramite il quale essere veicolati, e, invece di andare a raccontarsi sul lettino di uno Psicologo/Psicoterapeuta, hanno usato il connubio tastiera/Bit per mandare se stessi in giro per il Pianeta Blu.»

Secondo Post
«Approfondiamo ancora...
Sul vocabolario Treccani, come prima definizione per "scrittore", leggo:
"chi scrive ispirato da altri"
E a questo punto ci perdiamo circa l'80% di coloro che "scrivono", visto che la maggior parte di questi "peccano" di estremo narcisismo, e quindi dopo aver esaurito se stessi [per nostra fortuna] vedono la loro vena poetica esaurirsi e ci lasciano in pace.

snoopy-writingAnalizzando il restante 20% osserviamo che molti di questi farebbero meglio ad acquistare prima almeno un libro e a leggerlo.
Quale?
Un libro di Grammatica italiana.
Tempo fa, proprio su Facebook, ebbi una controversia con una ragazza che mi accusò di "classismo" perché per queste mie idee "negavo a lei", che non conosceva la grammatica [perché non aveva ritenuto utile studiarla, aggiungo io, visto che tale disciplina è una delle materie base della scuola dell'obbligo, notoriamente data a tutti in forma gratuita?] il diritto di essere una scrittrice e quindi di esprimere se stessa.
Ora... io non ho proprio nessuna voglia di negare a chicchessia l'opportunità/possibilità di esprimere il proprio sé, ma trovo che vi siano "mezzi" più idonei che non quello di indossare l'abito di "scrittore" e millantare come romanzi una, forse dolorosa e tragica, testimonianza antropo/sociale.

E vedi, caro Mario, con questa semplice scrematura a quanti si riducono quelli che potrebbero fregiarsi dell'antico ruolo di "scrittori"?

Il seguito, alla prossima puntata...»

Terzo Post

Giorni fa, in tv, ho visto un servizio che presentava le possibilità di un nuovo strumento tecnologico che in primis è stato pensato e realizzato per i videogiochi. Una specie di maschera rettangolare che, indossata, offre una visione 3D alla potenza. Si ha la percezione, a 360° di essere nel luogo dove si svolge il gioco, e i miglioramenti previsti coinvolgeranno altri sensi oltre la vista e l'udito.
Ecco, io ho riflettuto sulle giovani generazioni e su quelle che verranno... Mi spieghi perché costoro dovrebbero limitarsi "a immaginare" lesandokan
avventure di Sandokan nella giungla malese?

Si comprerà un File e "si vivrà" il racconto, con buona pace di Emilio Salgari.
Hai visto come Disney ha trasformato la Fiaba della Regina dei ghiacci?
Hai avuto occasione di osservare gli e-book di ultima generazione che sui tablet di Apple "raccontano" ai bambini le storie animandole e corredandole con cartoni animati e video?
Ecco, io osservo e mi pongo una domanda: Come mai di fronte a ciò che in questo tempo accade di così fantastico, ci si accapiglia ancora per poter avere la targhetta di "scrittore" e come mai questo "antico mestiere artigianale" non ha ancora cessato di esercitare il proprio appeal?
Ho provato a darmi delle risposte. Forse tutti sappiamo scrivere, ce lo insegnano... [già più selettive sono altre attività/professioni artistiche per le quali occorre impossessarsi di tecniche non così alla mano...] e oggi con il Self Publishing tutti hanno (apparentemente) a portata di mano la possibilità di editare un libro... 
Ma questo poi [l'ho già scritto fino alla nausea e mi scuso per la ripetitività] intasa il canale della comunicazione, mischia nell'offerta paccottiglia a lavori seri, e costringe chi Scrittore lo è per davvero a toglierlo dal proprio biglietto da visita.
Abbiamo inflazionato un mestiere senza una vera ragione [non arricchisce e neppure garantisce la Felicità], e alla fin fine per la mia domanda non ho ancora trovato una risposta certa se non...
tornare al famoso aforisma attribuito a Shakespeare:
Il mondo è una storia di pazzi, scritta da un folle...
F.P.M.»

Qui, invece concludo con un saluto meno colto...
Alla prossima! 
Flaminia 

 

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