La misura della narrazione

ScrivereQualche giorno fa ho scorso un articolo (“scorrere” è ovviamente diverso da “leggere”*) che affrontava diversi argomenti relativi al libro. Il tema in oggetto era la narrativa, soprattutto quella americana, e si spaziava dal “grande romanzo americano” alla misura dei racconti della Nobel di quest’anno, Alice Munro.
Per passione “culturale/sociale/politica” io sostengo da anni l’avvento dell’e-book e, quindi, la lettura di questo articolo mi ha suscitato qualche considerazione…

 

I LETTORI
Una prima considerazione dev’essere dedicata al “lettore”, a questa misteriosa figura che tutti si affannano a corteggiare, ma che in realtà nessuno riesce a definire né a catturare. Ogni tanto apprendiamo, dai soliti sondaggisti avventati e superficiali [sono sempre quelli dei "3 polli", non scordiamolo mai**], che il lettore “forte” è di sesso femminile e la sua età varia dai 20 ai 60 anni.
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A parte ogni valutazione circa l’esattezza di questa verità/statistica, a me sorge subito una domanda localizzata sull’editoria digitale: chi sono i lettori “forti” di e-book?
Forse la risposta interesserebbe parecchio tutti quegli Editori che da quando Amazon ha iniziato a diffondere i propri dati di vendita, passano le loro notti insonni…
In realtà di persone dedite alla lettura di testi digitali ce ne sono moltissime e da molti più anni di quanto si immagina qualsiasi rilevatore statistico. Per comprenderne le dimensioni, però, occorre incamminarsi su un sentiero erto e scivoloso, che è quello che conduce negli infiniti mondi paralleli dello scambio peer-to-peer. Mi riferisco a tutti quei fruitori di letture digitali che si scannarizzano vicendevolmente i libri e, dopo averli resi idonei tramite programmi Ocr, per il riconoscimento ottico dei caratteri, se li passano (il famoso peer-to-peer) grazie alle benevoli connessioni Internet, del tutto indifferenti all’etica del copyright***. Leggendo le notizie che a questo riguardo circolano sulla Rete, si apprende che questo metodo è in uso da anni, per meglio dire da decenni e coinvolge una fascia di lettori davvero vasta. Questi “lettori di digitale a sbafo” iniziarono a diffondersi con le prime Reti, e si accontentavano di scambiarsi file txt, ma proliferarono in modo cospicuo con l’avvento del PDF (Portable Document Format) che riproponeva le pagine degli amati libri in modo più che accettabile.
Oggi, grazie alla diffusione dell’Epub, questi lettori possono esaudire la loro dipendenza-da-libro in modo assolutamente soddisfacente.
Sempre girellando sul Web, ho capito che tra questi precursori, a dispetto di quanto si potrebbe immaginare, non mancano le casalinghe di Voghera in età di pensione né impiegati di banca e operai in cassa integrazione in deroga. Certo, moltissimi sono giovani appassionati di Fantasy e Fantascienza, adolescenti cresciuti a pane e Bit, ma a ben guardare non vi è una tipologia rigida che permetta una identificazione sistematica.
In Italia, del resto, si legge così poco che anche per stilare le celebri classifiche di vendita dei cugini cartacei degli e-book, gli incaricati sono sempre stati costretti a fare i salti mortali ricorrendo ai pareri dei librai sul campo. Ma chi, come la sottoscritta, ha per qualche anno bazzicato in quel campo, sa senz’ombra di dubbio che una cosa è acquistare un libro e un’altra leggerlo… Difatti è corretto definire quelle classifiche “di vendita” senza attribuire loro la facoltà di ritrarre lo stato dell’arte della lettura in Italia, dove io credo si legge molto più di quanto appare. Quindi, a conclusione di questa lunga disamina, possiamo concludere che il lettore c’è anche se non si vede, e a maggior ragione c’è il lettore di e-book.

L’EDITORE
Su questa figura così borderline della filiera del libro troppo ci sarebbe da dire per arrivare a compierne un ritratto quasi esaustivo, forse occorrerebbero le pagine che il buon Manzoni impiegò per raccontare la tribolata vicenda dei due giovani lombardi. In questo caso, quindi, mi limiterò a focalizzare le mie considerazioni sul travagliato rapporto che sin da subito ha visto la maggior parte degli Editori schierarsi contro l’e-book.
La domanda è: perché?
Per la risposta basterà osservare quanto accade in America (sia del Nord che del Sud), dove gli Autori -con l’avvento dell’editoria digitale- si sono accorti che potevano finalmente fare a meno dei servizi delle case editrici. “Servizi” in realtà pagati ad altissimo prezzo, un prezzo che alla fine, spesso, a loro non lasciava in mano neppure un soldino. Anche a me è capitato…
Utilizzando la tanto vituperata tecnologia, questi scrittori hanno allestito Blog e Siti dove pubblicare in modo indipendente i loro libri in formato e-book.
Una rivoluzione…
Una delle tante possibili grazie all’editoria digitale.
Sempre in America, però, gli Editori, dopo un primo momento di smarrimento, di fronte alla prospettiva di un completo annichilimento si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a cercare una mediazione con il nuovo mezzo. Hanno cominciato a ridurre le loro pretese economiche e ad offrire finalmente dei “servizi”, quelli che da tempo erano solo in potenza, mettendo seriamente al lavoro marketing e pubblicitari.
Ken Follett
È ovvio che se Ken Follett pubblica il suo nuovo romanzo su un Blog, non vi è alcuna necessità di “farlo sapere”… Ma l’universo degli scrittori è composto di 100 ken follett e di 100000000 di signor Nessuno che sono lì a contendersi la sconfinata platea dei lettori. E per loro resta fondamentale quell’attività editoriale che concerne la “diffusione della conoscenza di un libro“; ognuno la chiami come vuole, ma in modo molto pratico consiste nel far sapere alla signora Peppina che c’è un libro che le può piacere, stimolare in lei il desiderio di possedere quel romanzo…
Questo gli Editori americani lo hanno capito e hanno ripreso a lavorare con rinnovata energia, sbeffeggiando chi aveva annunciato per loro un’imminente Apocalisse.
Anzi, hanno fatto di più. Dovendo “collaborare” con l’ex-nemico – il signor e-book, hanno iniziato ad analizzare il mezzo (e cioè i diversi formati nei quali l’e-book viene diffuso: l’epub, il Mobi, il Kepub) e i cosiddetti lettori (gli e-reader e i Tablet), interrogandosi sulla misura.

LA MISURA DELLA NARRAZIONE Alice-Munro

La misura di un’opera letteraria ha una storia simile a quella che coinvolge, da tempi immemori [ma più o meno dal tempo in cui Aristotele passeggiava per le affollate vie di Atene], la gallina e l’uovo; così come per questi ci si interrogava circa l’ordine di apparizione sul Pianeta [la domanda era: è nata prima la gallina o l'uovo?], così per la misura della narrazione ci si interroga su quale sia la più giusta per esprimere una storia. In poche parole: per narrare una vicenda con mezzi letterari funziona di più la misura del racconto, quella del romanzo breve [o del racconto lungo, fate voi...] o quella del romanzo? 
Mi asterrò dall’esprimermi a riguardo, ma non tacerò sulle conseguenze e le discendenze di questo quesito.
Sulla scia di questa domanda, cronicizzata nel tempo o arbitrariamente risolta, molti tra critici, recensori e, soprattutto, scrittori presero ad identificare opere di varia misura quali ottime espressioni di una delle sopracitate “misure”.
Così capitava e capita di leggere in un articolo della bravura di Tizio come narratore di brevi romanzi, della maestria di Caio nella difficilissima arte di esprimersi nello spazio essenziale di un racconto. E, d’altra parte, sempre più spesso ho ascoltato scrittori attribuirsi la facoltà di scrivere “solo romanzi di grande respiro”, dalle 400 pagine in su, mentre altri si confessavano portati per il racconto ma… visto che si sa che in Italia il racconto non tira… si erano sforzati di tradurre il loro sforzo creativo nella misura del romanzo.
Quindi si ripropone la domanda dell’uovo e della gallina, anche se in altro ambito: si sceglie a priori la misura della narrazione o si scrive e, a seconda dello sviluppo e della complessità della storia, questo scritto assumerà, in corso d’opera, la misura che gli è più consona?
Perché, diciamocelo senza tante parafrasi, ma questi benedetti scrittori che sono portati per scrivere racconti, ma che poi siccome i racconti non vanno si danno ai romanzi… che razza di scrittori sono? Sono forse fatti della stessa pasta di quelli che senza la revisione di un editor non si azzardano proprio [assolutamente] a pubblicare neppure un necrologio? Forse…
Ma questa relazione tra scrittori ed editor l’affronteremo a breve, in modo più esteso.

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Tornando alla Misura della narrazione, in codesta situazione che vi ho descritto, porsi il tema -come alcuni Editori d’Oltreoceano hanno fatto- della misura più idonea per l’e-book è come domandarsi in una situazione di totale siccità se sia meglio l’acqua naturale o quella gassata.
Eppure è un dibattito che da noi, qui in Italia, sta coinvolgendo alcuni intellettuali di carriera e certi blogger novizi del Web.
Riproposta in forma lapidaria la domanda è: per l’e-book vi è un formato più idoneo di un altro?
Su un lettore digitale (sia e-reader che tablet) è meglio leggere una serie di racconti, un romanzo breve o anche romanzi -fiume?
E la cosa paradossale è che questa domanda sembra aver riacceso gli entusiasmi di quanti erano assenti dalle discussioni culturali sul leggere, almeno dai tempi in cui ci si domandava se Il nome della Rosa era un esempio di narrativa Alta o se il buon prof. Umberto Eco si era solo divertito a confezionare un feuilleton simulandone la facciata, come si conviene, ad un romanzo d’autore.
Insomma mentre i saggi Editori d’Oltreoceano si interrogano sulla Misura più adeguata per l’e-book per ampliare l’efficacia e la portata del loro Business futuro, qui da noi riprendono le sterili chiacchiere da salotto, quel trionfo dell’apparenza e della superficialità per i quali siamo tanto celebri (celebri?) nell’universo culturale di questo Pianeta.
Alcuni discutono -lacrime&sangue- sino allo sfinimento sull’insostituibile fascino del libro cartaceo mentre altri continuano nel tedioso refrain del “per me è irrinunciabile il profumo della carta!” E gli scrittori italiani contemporanei, che a caro prezzo, sono riusciti a raggiungere il traguardo di veder stampati i loro scritti [persino pagando, all'abbisogna], spesso neppure nulla sapendo dell’e-book ma avendo carpito nell’aria l’attualità della domanda sulla Misura della narrazione, si stanno dando un gran da fare a ridurre o ad ampliare [a seconda dei casi] le bozze dei loro scritti allo scopo di rientrare di diritto tra gli scrittori di una Misura o di un’altra.

Snoopy Writer
OPINIONE

A conclusione di questo tutt’altro che epigrafico Post, permettetemi di esprimere la mia opinione a riguardo.
L’e-book, qualsiasi formato voi abbiate scelto, e qualsivoglia device usiate per “leggerlo” è un libro a tutti gli effetti. Se, ovviamente, prendiamo per buona la definizione che di “libro dà l’esimio vocabolario della Treccani, certo c’è ben poco in comune tra i due oggetti, ma…
Ma io credo che il Libro sia in sostanza solo un contenitore, un mero supporto di materia a qualcosa di tutt’altro genere. Tramite un libro o un e-book noi siamo posti nella fantastica condizione di entrare in contatto con il pensiero di uno scrittore, o meglio: con ciò che lui ha voluto comunicarci. Tra la sua immaginazione creatrice e noi si genera un’impercettibile e impalpabile liaison, al di là dello spazio e del tempo, al di là della rozza sostanza. E vi è una storia che dalla sua immaginazione arriva alla nostra, prendendo la Misura che gli è più idonea, senza soffrire di eccessi o di insufficienze, solo per affascinarci. Così come non vi è una Misura precostituita per la narrazione così non vi è una Misura più opportuna di altre per l’e-book. Semmai vi è, ma questo appartiene all’infelicità della presente condizione umana, sempre meno tempo per concedersi al piacere della lettura, che sia di racconti, di romanzi brevi o di romanzi fiume, ma queste sono considerazioni per un altro Post.

Flaminia
 

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note

* Definisco “scorrere” quel tipo di lettura frammentaria, a saltelli, che si sofferma sull’inizio di un paragrafo e poi, a metà di questo, lo abbandona per finire in fondo alla pagina, dove affrontare le ultime tre conclusive righe. Un modo mutuato dalla lettura che “in antico” [al tempo in cui ci si connetteva a Internet a 12 K o al massimo a 56K] si praticava sulle pagine dei siti online. [torna al testo]

** La storia delle indagini statistiche e dei 3 polli è quella che mette il dito nella piaga: vengono consumati 3 polli perché dall’indagine statistica risulta che ne sono stati venduti 3. Il rilevatore, sapendo che in quel luogo vivono 3 persone, ne deduce che ognuno ha mangiato un pollo. Peccato che uno dei tre abitanti ne abbia mangiati 2 e un altro uno solo, e che il terzo non ne abbia mangiato affatto…[torna al testo]

*** Durante le mie navigazioni investigative sui Blog di lettori di opere in digitale e sui Forum frequentati da assidui habitué di Reti per il peer-to-peer ho notato che vi è una forma non scritta di etica del Copyright. Mi spiego meglio: chi mette a disposizione le opere piratate, tramitepeer-to-peer non lo fa a casaccio, no. Vi è una legge non scritta che tutti sembrano rispettare e riguarda gli autori italiani viventi, soprattutto quelli che – a insindacabile giudizio degli internauti – hanno condotto una vita “onesta”. Questo tipo di etica fa sì che i celebri autori americani di Best seller finiscano sulla Rete con i loro libri dopo appena qualche giorno dalla pubblicazione. [torna al testo]

 

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